26 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Dribblare la crisi puntando sui mercati anticiclici

Medio Oriente: rotta anticrisi per le calzature italiane

Giro d’affari superiore ai 180 milioni di euro, in crescita del 13% su base annua

ROMA - Dribblare la crisi puntando sui mercati anticiclici. Una strategia che le imprese calzaturiere italiane hanno saputo adottare in un momento di grande difficoltà del settore, come quello attuale. Arginando le perdite negli sbocchi tradizionali con un presidio più robusto nelle aree ad alto potenziale, dove il contagio della recessione è apparso finora più contenuto.

Così è stato, per le scarpe italiane, sulla rotta mediorientale. Regione in cui il settore - secondo un’analisi di www.trendcalzaturiero.it - agendo sulla leva della qualità, è stato in grado di intercettare i petrodollari generati dal boom dei prezzi del greggio. E dove il Pil nel 2009, secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, dovrebbe crescere un tasso del 2,5%, accelerando al +3,5% nei prossimi dodici mesi.

Nel 2008, in controtendenza rispetto alla dinamica generale, l’export verso il Near East ha messo in moto un giro d’affari superiore ai 180 milioni di euro, in crescita del 13% su base annua. Con i soli Emirati Arabi Uniti che hanno trasferito nelle casse nazionali 73 milioni abbondanti, un importo superiore di oltre il 18% a quello del 2007.

Il piccolo Stato a sud-est della Penisola araba rappresenta attualmente il primo mercato di riferimento dell’area. Un ruolo che a inizio anni Novanta era appannaggio dell’Arabia Saudita, in grado oggi di sviluppare un fatturato (23 milioni di euro) pari a un terzo scarso di quello generato da Abu Dhabi.

Con il 40% di quota attuale, in rapporto al giro d’affari complessivo legato all’export di scarpe italiane in Medio Oriente, gli Emirati Arabi Uniti hanno raddoppiato la loro incidenza nell’arco di un solo decennio. E gli sviluppi 2009 confermano il ruolo propulsivo del ricco Stato sul litorale meridionale del Golfo Persico, con l’export di calzature made in Italy che nel primo bimestre è cresciuto a un tasso annuo del 10%. A sostenere il settore, negli ultimi dodici mesi, hanno contribuito anche l’Arabia Saudita e Israele. Paesi in cui le imprese calzaturiere italiane hanno incrementato le vendite rispettivamente del 7 e di quasi l’11 per cento. Bilancio positivo, nel 2008, anche in Libano (+25%) e Qatar (+10,5%), dove l’export di scarpe tricolore sta continuando, quest’anno, a crescere a tassi a doppia cifra.

In Siria - rivela ancora l’analisi del sito web specializzato nell’informazione sul settore calzaturiero - il valore delle esportazioni è più che raddoppiato tra il 2007 e il 2008, facendo segnare nel primo bimestre di quest’anno una progressione di quasi il 40%. Segno meno invece in Kuwait, dove il 2008 ha chiuso con una riduzione del fatturato di quasi il 5%, consolidata da un meno 6,5% rubricato nei primi due mesi del 2009.