31 luglio 2025
Aggiornato 10:30

Legambiente su grandi opere e legge blocca ricorsi

“Norma pericolosa a favore di speculatori ed ecomafie”

ROMA - «Una norma assurda che mira solo a rendere inoffensive le associazioni ambientaliste nelle aule dei tribunali. Una legge che tornerà utile solo agli speculatori, a chi devasterà il territorio con grandi opere inutili e agli ecomafiosi, liberi di operare i loro lucrosi affari ai danni del Paese senza che nessuno possa bloccarne gli scempi».

Questo il giudizio di Legambiente che, in un comunicato stampa, ha espresso il suo dissenso verso la proposta di legge blocca-ricorsi (n.2271) che, di fatto, mira ad eludere dalle aule dei tribunali le associazioni ambientaliste.
«Con la scusa di sgombrare la strada dai possibili ostacoli alle grandi opere – ha dichiarato il vice presidente di Legambiente Sebastiano Venneri – si rischia di lasciare il campo libero a speculatori, sprechi ed ecomafie. E non si è tenuto conto del fatto che con una norma del genere in vigore, negli anni passati, non avremmo potuto combattere con efficacia contro le grandi speculazioni, le opere dell’ecomafia e la realizzazione di cattedrali nel deserto utili solo a chi le progettava».

Dalla diga dell’Ancipa in Sicilia, alle strutture sciistiche inutili di Bormio, dal villaggio Coppola a Punta Perotti, senza l’intervento in tribunale delle associazioni ambientaliste, l’Italia oggi sarebbe ben più cementificata e devastata da grandi opere assolutamente inutili.

«Studi e Rapporti istituzionali inoltre – ha aggiunto Venneri – hanno dimostrato la falsità della leggenda per cui i ritardi nello sviluppo infrastrutturale del paese siano legati all’opposizione delle associazioni ambientaliste. Le opere necessarie finora sono state bloccate solo dalla mancanza dei fondi necessari e dalle lunghezze della nostra burocrazia. Confidiamo quindi che la proposta di legge della maggioranza venga rigettata in quanto antidemocratica e anticostutizionale e per questo abbiamo chiesto un incontro all’on Buongiorno, presidente della II Commissione Giustizia del Senato».

«Ci conforta comunque – ha concluso Legambiente – che la nutrita schiera dei firmatari della legge stia iniziando a perdere pezzi».