28 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Anche l’agricoltura nostrana va ripulita da speculazioni e falsi made in Treviso

Coldiretti Treviso: nei confronti della GDO la mezzadria deve finire

I prezzi dei prodotti agricoli vengono pagati su valori inferiori in media dell’11,4 per cento rispetto allo scorso anno (Ismea/Istat)

TREVISO - «Attenzione, la nostra agricoltura di qualità e di eccellenza non è per sempre come i diamanti. Attenzione, l’agricoltura se perde non guadagna meno, al contrario non riesce a pagare i costi. Attenzione, non è che l’agricoltura non senta la crisi, bensì per essa subire la crisi ormai è una questione ordinaria. Attenzione sulla svolta che serve per uscire dalla mezzadria nei confronti della grande distribuzione».

Le attenzioni per il Presidente di Coldiretti di Treviso, Fulvio Brunetta, potrebbero continuare ancora. E queste prendono vigore dopo i buoni esiti del G8 agricolo di Cison di Valmarino. «Esiti che hanno portato l’agricoltura al centro dell’agenda internazionale e che hanno messo in luce il nostro modello di impresa agricola – spiega il Presidente di Coldiretti Fulvio Brunetta – Proprio quel modello che va conservato, valorizzato e soprattutto liberato dalla morsa di chi, anche applicando marchi distributivi ai prodotti che sono vere marche, decide per noi i prezzi globalizzando l’origine delle produzioni e facendo perdere agli stessi la propria identità con il territorio e nei confronti delle scelte dei consumatori».

Per Coldiretti, che vuole più agricoltura locale in ogni angolo del mondo, è giunto il tempo di dare vigore ad una filiera agricola tutta italiana: «La realtà, anche trevigiana, è che le imprese agricole vendono le proprie produzioni a prezzi sempre più bassi, mentre i consumatori le pagano sempre di più. Per questo ci siamo rivolti a loro direttamente con la nostra vendita. E’ tempo di conquistare il giusto potere contrattuale nei confronti della grande distribuzione anche attraverso le strutture economiche associative. Siamo molto soddisfatti dei puntini sulle i messi dal Ministro Luca Zaia in riferimento alle speculazioni negative. Queste speculazioni sono globalizzate. Ci sono a Pechino come a Castelfranco Veneto, a Chicago come a Moriago della Battaglia, a Moumbay come a Monfumo. La realtà è che del valore di un prodotto all’imprenditore agricolo oggi arriva circa il 17 %. Solo qualche anno fa restava il 22 % ed era già considerato poco. La nostra agricoltura di qualità non può continuare a camminare sul filo che di anno in anno si appesantisce di nuovi costi con ricavi identici a quindici anni fa come succede per alcuni comparti».

Il presidente di Coldiretti di Treviso ribadisce come sia prezioso il passaggio nel documento finale del G 8 riferito «alla necessità dei controlli della merce in entrata e in uscita per combattere la concorrenza sleale. Poi è giusto aver dichiarato guerra e tolleranza zero a quei prodotti stranieri che passano la frontiera diventando italiani. Questi non sono argomenti lontani, anzi sono temi che trovano riscontro tutti i giorni in ogni angolo della Marca trevigiana dove lavorano venti mila imprese agricole che devono essere considerate un patrimonio di tutti perché l’agricoltura non è per sempre come i diamanti».

Per dare supporto alle tesi di Fulvio Brunetta ci sono i dati Ismea che dimostrano come nelle campagne sia chiara ed eloquente la deflazione. I prezzi dei prodotti agricoli vengono pagati su valori inferiori in media dell’11,4 per cento rispetto allo scorso anno. Il crollo delle quotazioni in campagna si registra sia per le produzioni vegetali (-15,8 per cento) che per quelle derivate dall’allevamento (- 5,2 per cento). Il record della riduzione si è verificato per i cereali con un crollo dei prezzi alla produzione del 46,4 per cento rispetto allo scorso anno a marzo, ma un forte calo delle quotazioni alla produzione si è registrato anche per vini e oli di oliva che, su base annua, hanno fatto segnare in campagna drammatiche riduzioni, rispettivamente, del 26,2 per cento e del 24,6 per cento. Un flessione rilevante tra i prodotti di allevamento è accusata dal latte (- 11,1 per cento) e dai suini (- 9,4 per cento). Le tendenze registrate in campagna non si sono trasferite al consumo dove - denuncia la Coldiretti - i prezzi per l’alimentare secondo l’Istat continuano ad aumentare su base annua ad un tasso del 3 per cento è quasi il triplo di quello dell’inflazione media dell’1,2 per cento.

«Da questi dati si capisce chiaramente che qualcosa non va nel percorso delle produzioni dal campo alla tavola – conclude il Presidente di Coldiretti di Treviso, Fulvio Brunetta – Per l’agricoltura perdere significa non riuscire a pagare i costi e non certamente guadagnare meno».