12 ottobre 2025
Aggiornato 15:30
Internazionalizzazione del vino italiano di qualità

Vino, Antinori (IGM): in Italia manca una cabina di regia per la promozione

L'Istituto del vino italiano di qualità Grandi Marchi riunisce 17 aziende simbolo dell'enologia italiana

ROMA - «Il 2008 si è chiuso con una crescita del 10 per cento per il nostro export e questo grazie al coordinamento che ci siamo dati nella promozione sui mercati mondiali. Un esempio che purtroppo non è seguito dalle organizzazioni del Paese, dove i fondi pubblici si disperdono in mille rivoli». Così il presidente dell’Istituto del vino italiano di qualità ’Grandi marchi’, Piero Antinori, è intervenuto oggi in conferenza stampa a Roma sull’internazionalizzazione del vino italiano di qualità. «Ci vorrebbe – ha proseguito Antinori – una cabina di regia in grado di coordinare con le Regioni interventi unitari, mentre oggi ognuno vuole fare per conto proprio e le risorse si disperdono». Sulla nuova Ocm vino per Piero Mastroberardino, «una razionalizzazione dei disciplinari è opportuna, le Doc sono troppe e alcune di esse sono poco promosse».

L'Istituto del vino italiano di qualità Grandi Marchi riunisce 17 aziende simbolo dell'enologia italiana (Biondi Santi, Michele Chiarlo, Ambrogio e Giovanni Folonari, Pio Cesare, Tenuta San Guido, Ca' del Bosco, Umani Ronchi, Corpene' Malvolti, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Alois Lagender, Rivera, Jermann, Donnafugata, Marchesi Antinori, Tasca D'Almerita) con 11 regioni rappresentate. Secondo un'indagine dell'Istituto, condotta dalle 17 aziende consorziate su 30 mercati di sbocco, la crisi c'e' e si sente ma penalizzerà soprattutto quei brand che negli ultimi anni non sono stati in grado di adeguarsi alla mobilità del mercato e che non hanno puntato su obiettivi mirati al prezzo e qualità». Le 17 aziende leader (3mila anni complessivi di storia vitivinicola) hanno registrato nel 2008 un fatturato complessivo di 500 milioni di euro, il 60 per cento dei quali e' stato realizzato all'estero, con una crescita complessiva delle esportazioni pari al 10 per cento.

Se i principali sbocchi commerciali sono ancora Stati Uniti e Nord Europa, dove si prevedono le maggiori contrazioni di domanda, il vino italiano di qualità continua ad affermarsi su mercati inediti e dal grande potenziale, primi fra tutti Brasile e Messico. Qui le importazioni italiane sono cresciute negli ultimi anni a una media del 20 per cento e il vino made in Italy può rivelarsi un vero status symbol per i 22 milioni di persone appartenenti alla classe medio-alta. Altre piazze di sicuro interesse riguardano invece l’Estremo Oriente, in particolare Seul, Singapore, Taipei, che rappresentano dei veri e propri hub nella distribuzione asiatica. Tengono infine le esportazioni verso Olanda, Scandinavia, Russia, Canada, che negli ultimi anni hanno mostrato un moderato ma costante trend positivo.