3 settembre 2025
Aggiornato 15:30
Passo del Cerreto

Legambiente Toscana e Legambiente Emilia Romagna sul traforo

L’area dell’eventuale traforo interessa una zona ad altissima instabilità geologica e per di più nel cuore di quel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco emiliano

In seguito alla notizia della sigla del Protocollo d’Intesa tra le Province di Reggio Emilia e Massa-Carrara che contiene il progetto per realizzare un traforo di 5 km sotto il passo del Cerreto, Legambiente critica gli amministratori provinciali.
L’area dell’eventuale traforo infatti interessa una zona ad altissima instabilità geologica e per di più nel cuore di quel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco emiliano, voluto proprio dagli Enti Locali per tutelare e valorizzare l’Appennino. Lo sbocco in Toscana del traforo sarebbe a Sassalbo, borgo all’interno del Parco Nazionale dove è stata appena inaugurata la Sede del Parco.

Un’idea pertanto diametralmente opposta alla missione del Parco Nazionale che deve perseguire uno sviluppo locale sostenibile partendo dalla tutela e valorizzazione del grande patrimonio ambientale dell’Appennino.

Un’idea costosa, elettorale (perché non si troveranno le risorse) e distruttiva dell’equilibrio ambientale e del paesaggio dell’Appennino, che invece dovrebbe essere la risorsa principale su cui impostare processi di sviluppo.

Legambiente propone quindi di assegnare in gestione al Parco Nazionale dell’Appennino gli eventuali 150 milioni Euro per un grande Piano di rilancio sociale ed economico dell’Appennino che potrebbe prevedere una serie di interventi utili, tra i quali,portare la fibra ottica e la telefonia cellulare in tutti i borghi dell’Appennino; attivare opere di restauro ambientale delle numerosissime aree a dissesto idrogeologico; dare forti incentivi economici ai cittadini che recuperano il patrimonio edilizio dei borghi; assegnare finanziamenti diretti a tutti gli agricoltori, allevatori, proprietari terrieri della montagna che riattivano attività agro-silvo-pastorali e la manutenzione del territorio rurale di montagna; garantire il presidio di uffici postali, banche e scuole nei borghi di montagna; curare la manutenzione e attrezzatura della rete sentieristica dell’Appennino, oggi in parte abbandonata; prevedere premi a operatori turistici, artigianali e commerciali che aprono, mantengono e richiedono certificazioni di qualità ambientale per le loro attività nei borghi di montagna; favorire i cittadini che realizzazione opere di efficienza energetiche degli edifici e installano impianti per la produzioni di energia da fonti rinnovabili; incentivare gli istituti universitari o di alta formazione che aprono sedi e corsi in Appennino; mettere mano a opere di riqualificazione urbana e realizzazione dei servizi mancanti nei borghi dell’Appennino e ad interventi per migliorare la sicurezza della viabilità locale; realizzare un grande piano di promozione internazionale dell’immagine dell’Appennino Tosco-Emiliano, della sua natura, paesaggio, prodotti alimentari di qualità.

Legambiente chiede pertanto ai Presidenti delle Province di Reggio Emilia e Massa-Carrara di provare a fare un raffronto tra le ricadute economiche, sociali ed occupazionali indotte dall’eventuale traforo del Cerreto e quelle invece indotte dal piano sopra proposto, e di riflettere sull’effettiva efficacia in termini di occupazione e di utilità rispetto a dissesto idrogeologico e qualità ambientale in un territorio mantenuto dagli agricoltori, dagli allevatori, dai boscaioli e dagli operatori turistici.

Legambiente infine, chiede al Presidente e al Direttivo del Parco Nazionale di pronunciarsi immediatamente sull’ipotesi del traforo al Passo del Cerreto e di far propria la proposta di gestire un piano di rilancio dell’Appennino da 150 milioni Euro.