Antonio Merloni, la Commissione Europea risponde a Catiuscia Marini
L’europarlamentare aveva chiesto quali strategie si volessero attuare per risolvere la crisi dell’azienda
A seguito dell’interpellanza alla Commissione Europea presentata dall’europarlamentare Catiuscia Marini (ed altri 40 deputati) sulla situazione delle aziende del gruppo Antonio Merloni, nei giorni scorsi è pervenuta una risposta del Commissario Vladimir ¦pidla.
Queste le domande che Catiuscia Marini ed i colleghi europarlamentari avevano proposto alla Commissione Europea:
«Il gruppo Antonio Merloni Spa, come altre aziende italiane, ha potuto usufruire, in questi anni, di ingenti investimenti pubblici, tra i quali i fondi comunitari legati al contratto d'area dell'obiettivo 2 del FSE per sviluppare il sistema locale e le infrastrutture e per la formazione professionale.
Intende la Commissione promuovere iniziative immediate per scongiurare la crisi dell’industria europea, italiana e, in particolare, degli stabilimenti del gruppo Antonio Merloni Spa in Umbria e nelle Marche nonché nell’area di Reggio Emilia? Intende la Commissione adottare una strategia precisa per far fronte alle ripercussioni negative che la crisi sta determinando sull’occupazione, sulle condizioni di lavoro e sulla gestione del territorio nelle aree soggette a forti fenomeni di recessione?»
Questa la nota del Commissario Europeo ¦pidla:
«La Commissione è cosciente delle importanti sfide che deve affrontare l'Unione europea in relazione alla crisi economica e finanziaria attuale. La Commissione considera che l'Unione europea debba apportare una risposta coordinata per rilanciare l'economia europea. Al di là della riforma necessaria dell'architettura dei mercati finanziari ai livelli europei e mondiali e delle misure da adottare per rispondere alle ripercussioni della crisi sull'economia reale, la Commissione reputa indispensabile agire al fine di attutire l’impatto della crisi sull'occupazione e sulla situazione sociale nell’Ue. Coloro che sono i primi e spesso i più duramente colpiti dalla recessione economica sono i più vulnerabili nella società, come i giovani, i lavoratori più anziani, i portatori di handicap e i gruppi svantaggiati.
Per fronteggiare questa situazione, la Commissione ha proposto, il 26 novembre 2008, di avviare un’iniziativa europea importante in materia di occupazione, costituita dai seguenti elementi [1]: gli Stati membri devono, con l’appoggio dell'UE, rafforzare le strategie di flessicurezza, soprattutto per i gruppi più vulnerabili; la Commissione lavorerà con gli Stati membri per riprogrammare le spese del Fondo sociale europeo, concentrandosi sull’aiuto alle persone più vulnerabili; la Commissione ha adottato proposte per emendare i regolamenti relativi ai Fondi strutturali al fine di accelerare gli anticipi a decorrere dall'inizio del 2009 [2] e di semplificare l’impiego dei fondi; la Commissione propone di migliorare il monitoraggio e l'armonizzazione dello sviluppo delle competenze in stretta collaborazione con le parti sociali, i servizi pubblici dell’occupazione e le università; la Commissione proporrà di rivedere le disposizioni del Fondo europeo di globalizzazione affinché possa intervenire in maniera più rapida nei settori chiave.
La Commissione ricorda anche l’importanza di vegliare sul rispetto del diritto comunitario in materia di informazione e consultazione prima di qualsiasi decisione di ristrutturazione, nonché la necessità per tutti i protagonisti di osservare i principi enunciati nella sua comunicazione del 31 marzo 2005 su «Ristrutturazioni e occupazione» [3].
La Commissione è consapevole delle difficoltà economiche incontrate dal gruppo Merloni e delle sue pesanti ripercussioni nei tre distretti produttivi delle regioni Marche, Umbria ed Emilia Romagna. Dibattiti informali con le regioni Marche e Umbria sono già stati avviati per esaminare tutte le possibilità offerte dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e dal Fondo europeo di globalizzazione, allo scopo di attenuare gli effetti della crisi economica in queste regioni e di sostenere la riconversione e la diversificazione produttiva».