12 ottobre 2025
Aggiornato 14:00
Buoni pasto

Abolire le aste al ribasso per i buoni pasto

Per l'ADOC danneggiano esercenti e consumatori

La Fipe ha denunciato ieri il meccanismo delle aste al ribasso per l'aggiudicazione dei buoni pasto, i cui effetti si ripercuotono pesantemente sugli esercenti. Per l'Adoc si dovrebbe prevedere l'abolizione dell'asta al ribasso, che provoca danni anche ai consumatori, che subiscono i maggiori prezzi dei prodotti. Necessariamente imposti da bar e ristoranti per cercare di recuperare le perdite economiche.

«La modifica peggiorativa delle regole in questo settore ha portato alle discutibili aste al ribasso per l'attribuzione alla società dell'appalto, al rimborso degli esercizi commerciali spesso sottostimando il valore nominale del buono - dichiara Carlo Pileri, Presidente dell'Adoc - infine il ritardo assurdo nel pagamento ai ristoratori delle proprie spettanze ben oltre i 60 giorni canonici. Tutto questo comporta il tentativo di recupero economico da parte degli esercenti, già provati gravemente dalla crisi economica. Che spesso viene caricato su tutti i prodotti venduti, causando un effetto inflattivo che come Adoc denunciamo da quattro anni. E che sono i consumatori a pagare»

Secondo l'Adoc è inoltre necessario alzare la soglia dell'esenzione fiscale e contributiva, attualmente 5,35 euro, adeguandola al costo della vita.

«E' necessario alzare la soglia dell'esenzione fiscale e contributiva dei buoni pasto, attualmente a 5,29 euro, valore fermo da 15 anni - continua Pileri - negli altri Paesi europei l'adeguamento è già stato realizzato da tempo: in Spagna il valore defiscalizzato è di 9 euro, circa il 70% in più dell'Italia, in Francia 7 euro, in Portogallo 6,70 euro. Con un buono pasto oggi non si riesce a comprare un pasto completo, ma basta appena per un tramezzino, un succo di frutta e un caffè. Considerato che gli utenti giornalieri sono circa 2 milioni, e 100 mila i ristoranti e i bar convenzionati, aumentare il valore dei buoni aiuterebbe i consumatori in un momento di gravi difficoltà economiche. Secondo le nostre stime, inoltre, circa il 10% dei buoni pasto in circolazione non viene utilizzato perché scaduto, comportando la perdita per il possessore del buono 15% del suo valore, pari a circa 300 euro. Per questo proponiamo l'eliminazione della scadenza, come già fatto per le carte telefoniche prepagate, o almeno fissare una scadenza quinquennale«