28 agosto 2025
Aggiornato 02:30
Carne alla diossina

«Scegliendo carne italiana non si corrono rischi a tavola»

Coldiretti Cremona: «L’allarme diossina in Irlanda testimonia l’importanza dell’origine in etichetta»

«Scegliendo carne italiana non si corrono rischi a tavola. Ecco perché, oggi più che mai, si colgono tutto il valore e la grande utilità di garantire l’indicazione in etichetta del luogo di origine degli alimenti». A parlare è Roberto De Angeli, Presidente di Coldiretti Cremona, che rassicura così i cittadini-consumatori, dopo l’allarme sulla carne alla diossina in Irlanda.

«I consumatori italiani si fidano del nostro prodotto e condividono, con grande convinzione, la richiesta dell’origine in etichetta per tutti gli alimenti – prosegue De Angeli –. Dai primi segnali che abbiamo raccolto a seguito dell’allarme diossina, notiamo che sono aumentate le richieste agli allevamenti che vendono direttamente la carne e che sono in grado di garantirne personalmente la provenienza e l’alimentazione». «Sottoscriviamo le rassicurazioni già giunte dalle Autorità competenti in merito all’assoluta assenza di rischi in Italia, anche grazie alle garanzie offerte dal capillare sistema di controllo nazionale che può contare sulla più estesa rete di veterinari – aggiunge il Presidente di Coldiretti Cremona –. D’altra parte, dall’Irlanda arriva solo lo 0,3% della carne suina importata in Italia e i numerosi sequestri hanno consentito di individuare e togliere dal mercato le partite sospette, mentre la percentuale sale al 7% per la carne bovina, che tuttavia è facilmente riconoscibile sugli scaffali dei supermercati grazie all’obbligo di indicare la provenienza in etichetta».

«Il tempestivo avvio dei controlli a livello comunitario e nazionale ha consentito di evitare una psicosi nei consumi che nel passato è costata miliardi di euro al sistema produttivo, con perdite stimate di 2 miliardi per la mucca pazza, nel 2001, e di mezzo miliardo per il pollame con l’aviaria, nel 2005 – aggiunge il Direttore Assuero Zampini –. Resta il fatto che, per fare fronte alle emergenze sanitarie che si rincorrono, appaiono sempre più necessarie ed urgenti delle misure strutturali, con un sistema di etichettatura obbligatorio che indichi la provenienza e l'origine di tutti gli alimenti, come elemento di trasparenza per produttori e consumatori e a garanzia della sicurezza alimentare».

«L’esperienza delle crisi del passato che ha portato all’obbligo di etichettatura per il pollame e la carne bovina ha dimostrato che la trasparenza dell’informazione e la rintracciabilità in etichetta sono il modo migliore per garantire i consumatori ed evitare la psicosi nei consumi – prosegue Zampini –. Si tratta di una misura importante per la sicurezza alimentare con il moltiplicarsi di emergenze sanitarie che si diffondono rapidamente in tutto il mondo per effetto degli scambi, come nei casi del latte alla melamina proveniente dalla Cina o dell’olio di girasole dall’Ucraina».

Il pressing della Coldiretti ha portato all'obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca, all'arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, all'obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto (dal primo agosto 2004), all'obbligo scattato il 7 giugno 2005 di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all'etichetta del pollame Made in Italy per effetto dell'influenza aviaria dal 17 ottobre 2005 e all’etichettatura di origine per la passata di pomodoro a partire dal 1 gennaio 2008. Ma molto resta ancora da fare, evidenzia la Coldiretti, visto che per oltre il 50 per cento della spesa l'etichetta resta anonima: vale per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali, ma anche per il latte a lunga conservazione e per i formaggi non a denominazione di origine.