19 aprile 2024
Aggiornato 16:00
E’ allarme per le coltivazioni Made in Italy. A rischio le semine

«Scandaloso che dimezzato il grano la pasta aumenti»

E’ quanto afferma la Coldiretti che in occasione del World Pasta Day lancia l’allarme sul rischio dell’abbandono della coltivazione a partire dalle prossime semine

ROMA - E’ scandaloso che il dimezzamento del prezzo del grano dall’inizio dell’anno oltre ad aver provocato una situazione drammatica nelle campagne dove non si riescono più a coprire i costi della coltivazione, non ha portato alcun beneficio ai consumatori di pane e pasta che hanno registrato aumenti vertiginosi. E’ quanto afferma la Coldiretti che in occasione del World Pasta Day lancia l’allarme sul rischio dell’abbandono della coltivazione a partire dalle prossime semine con gravi conseguenze per il piatto più amato agli italiani.

La situazione - sottolinea la Coldiretti - è drammatica on il grano tenero che è sceso sotto i 16 euro per quintale e quello duro sotto i 22 euro per quintale, valori che non consentono di coprire i costi di produzione in forte ascesa (+56 per cento in un anno per i concimi). A differenza - precisa la Coldiretti - si continua a registrare secondo l’Istat a settembre un record di aumenti della pasta (+24,9 per cento) che ha raggiunto valori medi di 1,6 euro al chilo, secondo il servizio Sms consumatori del Ministero delle Politiche Agricole.

Il rapporto Ref per Ancc-Coop stima che, per effetto dei rincari, gli italiani spenderanno solo per l'acquisto di pane, pasta e derivati dei cereali 3,4 miliardi in più nel 2008, per un valore di circa 140 euro per famiglia. Gli italiani sono infatti i maggiori acquirenti di pasta con consumi medi che - continua la Coldiretti - sono sui 28 chili a persona, tre volte superiori a quelli di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiori a quelli di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiori a quelli di un giapponese.

Il crollo del prezzo del grano ha peraltro – sostiene la Coldiretti - effetti a livello internazionale con perdite di oltre 120 miliardi di euro per i contadini dei diversi continenti che rischiano di essere costretti ad abbandonare una coltivazione dalla quale dipende la sopravvivenza di miliardi di persone con un raccolto di quasi 600 milioni di tonnellate all’anno. Dalla fine del mese di marzo, quando le quotazioni al Chicago Board of Trade avevano raggiunto i 12,5 dollari per bushel, il prezzo del grano - precisa la Coldiretti - ha iniziato a crollare per raggiungere il valore minino di 5,2 dollari per bushel ad ottobre, con un calo del 60 per cento in sei mesi. Cosi come i governi mondiali stanno prendendo provvedimenti per limitare gli effetti della crisi finanziaria allo stesso modo, ci si deve rendere conto delle necessità di intervenire poiché - sostiene il Presidente della Coldiretti Sergio Marini - le forte oscillazioni dei prezzi dei prodotti alimentari legati a fenomeni speculativi rendono ancora più drammatico il problema della fame.

«L'emergenza alimentare non si risolve con i prezzi bassi all'origine per gli agricoltori, perché di questi non beneficiano i consumatori e non consentono di coprire i costi di produzione e, nel lungo periodo, portano alla chiusura delle imprese e alla destrutturazione del sistema con immaginabili ripercussioni di carattere economico e sociale», precisa il presidente della Coldiretti nel sottolineare che «serve sui mercati una maggiore stabilità per chiudere le porte alla speculazione e consentire una adeguata programmazione della produzione e una più equa distribuzione del valore nella filiera».

L'andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è - sottolinea la Coldiretti - fortemente condizionato dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli delle materie prime come il petrolio ma anche grano, mais e soia. Manovre finanziarie sul cibo che hanno aperto le porte alle grandi speculazioni internazionali che stanno «giocando» senza regole sui prezzi delle materie prime agricole dove - conclude la Coldiretti - hanno provocato una grande volatilità impedendo la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi.