Federdistribuzione: «Non esiste una posizione dominante della GDO nel mercato alimentare»
«Acquistare prodotti con sconti del 30% è già possibile ora»
Nei giorni scorsi vi sono state dichiarazioni di fonte governativa relative alla necessità di interventi finalizzati al calmieramento degli aumenti dei prezzi dei generi alimentari che citavano informazioni specifiche sul settore della Grande Distribuzione Organizzata.
Federdistribuzione, l’associazione che raggruppa la maggioranza delle aziende del comparto,
• ribadisce il ruolo di tutela del potere d’acquisto delle famiglie italiane da sempre giocato dalla GDO,
• rinnova la propria disponibilità a partecipare a un tavolo di filiera che abbia l’obiettivo di razionalizzare e aumentare l’efficienza del settore agroalimentare come soluzione per la determinazione di prezzi equi per i consumatori ma non quello di introdurre elementi di forzatura nella autonoma definizione degli stessi prezzi,
• precisa alcune delle affermazioni fatte a proposito della struttura della GDO in Italia e delle proposte avanzate.
Non è vero che la GDO controlla l’80% del mercato alimentare attraverso 5 grandi gruppi. Il peso di ipermercati e supermercati in Italia è pari 68% del totale consumi, contro il 96% della Francia, l’89% della Germania, l’85% del Regno Unito e il 79% della Spagna (fonte ACNielsen). All’interno di questa parte del mercato le prime cinque aziende distributive (o gruppi) raggiungono una quota pari al 48,5% (mentre è l’82,7% in Germania, l’80,8% in Francia, il 76,3% nel Regno Unito e il 70,4% in Spagna – fonte ACNielsen). Il peso delle prime 5 aziende distributive sul totale dei consumi è quindi pari al 33%. E’ proprio grazie alla concorrenza tra imprese e insegne esistente nella GDO in Italia che i cittadini godono di prezzi convenienti, di promozioni continue e di un’offerta estremamente ampia di prodotti.
Comprare pasta, latte e altri prodotti alimentari con risparmi significativi rispetto al prezzo medio di mercato è già possibile ora nei punti vendita della GDO, senza che vi sia bisogno di alcun intervento ulteriore in questa direzione. La diversità delle formule distributive presenti sul territorio (dai discount ai centri commerciali, dai supermercati di quartiere ai superstore) e l’ampiezza degli assortimenti nei negozi (dai prodotti leader, ai marchi commerciali e ai cosiddetti «primi prezzi») consentono una scelta che soddisfa ogni tipo di capacità di spesa delle famiglie. Per non parlare delle promozioni, che ormai coinvolgono con sconti superiori al 20% quasi un quarto di un carrello medio di spesa. Nei mercati della pasta di semola e del latte UHT, ad esempio, l’acquisto di un prodotto a marchio dell’insegna distributiva consente, a parità di qualità, un risparmio medio fino al 25% rispetto a un marchio leader, risparmio che può arrivare oltre al 40% rivolgendosi al discount o ad un prodotto di «primo prezzo» nei supermercati (fonte ACNielsen).
Rafforzare sui mercati la presenza delle grandi confezioni consente risparmi limitati, non in grado di incidere realmente sul potere d’acquisto delle famiglie.
Ad esempio nella pasta di semola il pacco da 5 kg porta un risparmio di circa 8 centesimi al chilo rispetto al pacco da 1 kg (fonte ACNielsen), che moltiplicato per il consumo medio annuo pro-capite di 27 kg (fonte Unipi – dato 2007), determinerebbe una minore spesa annua di 2,2 euro a testa, cioè circa 7 euro all’anno per famiglia, senza considerare gli eventuali «disagi» (peso, ingombro, sprechi, ecc). Lo stesso risparmio che si può ottenere facendo per due sole volte il pieno di carburante per la propria vettura in un distributore localizzato in un centro commerciale, che assicura uno sconto di 10 centesimi al litro! La tutela del potere d’acquisto delle famiglie in questo momento di tensioni inflazionistiche deve essere ricercata, secondo Federdistribuzione, in provvedimenti strutturali che possano incidere nel medio-lungo periodo, portando maggiore efficienza nella filiera agro-alimentare come condizione indispensabile per il suo recupero di competitività e per la determinazione di prezzi equi per operatori e consumatori. In questo scenario il ruolo della GDO nel fornire «convenienza» alle famiglie potrebbe essere esaltato liberandola da tutti i vincoli che ne limitano lo sviluppo e la capacità di fornire servizio, a cominciare dalla possibilità di vendita di farmaci e carburanti per giungere fino alle aperture domenicali e festive.
La GDO si è infatti sempre mostrata vicina alle esigenze dei consumatori, sviluppando una costante attenzione alla qualità dei prodotti, qualunque essi siano e da qualunque luogo provengano, e nonostante un sistema fiscale sfavorevole, come evidenziato dall’IRAP, una tassa iniqua che penalizza le aziende ad alto assorbimento di mano d’opera e che dovrebbe essere ripensata.