27 aprile 2024
Aggiornato 07:00
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ABI: 7 imprenditori immigrati su 10 clienti delle banche

In cinque anni più che raddoppiate le imprese di migranti. Da poco più di 100mila nel 2001 a quasi 230mila nel 2006. A Palermo il 30% degli occupati è imprenditore, a Brescia circa il 6%

In media 7 imprenditori immigrati su 10 sono clienti delle banche. I dati sul territorio tracciano un quadro più preciso. A Perugia e a Milano sono 9 su 10. A Brescia 8 e a Roma poco più di 7, mentre a Palermo sono 4 su 10. Sono i primi dati del focus sull’Imprenditoria immigrata e le banche, condotto nell’ambito della ricerca ABI – CeSPI. L’immigrato imprenditore è un importante tassello nella dinamica dello sviluppo. Di qui l’approfondimento sul tema.

Secondo i dati dell’Unioncamere, negli ultimi 5 anni, le imprese individuali gestite e controllate da immigrati sono più che raddoppiate, passando da circa 100 mila nel 2001 a quasi 230 mila nel 2006. I tassi di crescita, sempre superiori al 10% annuo, vanno dal 24% nel 2001 a quasi il 13% nel 2006. Il contributo al saldo annuale delle imprese ha toccato il 34,3% nel 2006. In questo quadro si inserisce il focus su alcuni dei risultati dell’indagine ABI – CeSPI, messo a punto utilizzando i dati su di un campione rappresentativo di 1324 migranti, di dieci nazionalità, in cinque aree urbane italiane.

A Palermo il 30% degli occupati è imprenditore, a Brescia circa il 6. Emergono forti differenze nella percentuale di imprenditori presenti nel campione dei diversi territori analizzati.

A Palermo il quadro è molto interessante. Spiccano la rilevanza del commercio, la crescita del lavoro domestico e una occupazione contenuta nel comparto industriale. Un altro elemento che contribuisce a spiegare l’elevato numero di imprenditori a Palermo è collegato alle nazionalità intervistate: nel campione erano inclusi bangladesi, molto impiegati nel settore del commercio e servizi, e marocchini, in molti casi commercianti ambulanti attivi nei mercati rionali. A Brescia, i lavoratori autonomi immigrati sono il 5,6%, e ciò anche se il tessuto industriale è più sviluppato, sia in termini di piccola e media impresa che di aziende di maggiori dimensioni. D’altra parte, nel campione bresciano è predominante il lavoro dipendente, soprattutto nell’industria (oltre il 46% degli occupati).

Oltre al territorio di residenza, il luogo d’origine e il genere fanno l’imprenditore. E così sulla base della variabile nazionale, spicca l’alta propensione all’imprenditorialità della comunità cinese (33% circa di imprenditori, rispetto al totale dei cinesi intervistati), seguita in questa classifica dal dato relativo a bangladesi (20%) e marocchini (18%). Nel campione è invece basso il livello di lavoratori autonomi tra albanesi (5%), ecuadoriani (6,6%), filippini (circa 7%) e ghanesi (7,6%). In posizione intermedia si situano senegalesi ed egiziani, che sfiorano il 10% di lavoratori autonomi tra gli occupati.

Anche la variabile di genere fornisce un’indicazione importante. Sebbene la percentuale maschile sul totale degli intervistati sia nettamente più alta di quella femminile, il numero di imprenditrici non è affatto trascurabile e le titolari di un’impresa rappresentano quasi il 7% delle donne intervistate nel corso dell’indagine. Una netta differenza di genere è collegata ai settori nei quali gli imprenditori intervistati svolgono la propria attività. Per tutto il campione, il commercio è il settore prevalente. Nel caso delle imprese femminili la percentuale è ancora maggiore (oltre 65% tra le imprenditrici donne e 62% tra gli uomini). Solo gli uomini hanno costituito imprese nel settore delle costruzioni, mentre le donne sono prevalenti nel comparto degli alberghi e ristoranti e dell’industria.

Molto interessante la variabile titolo di studio. Il 27,6% degli imprenditori è laureato. Il 72% degli autonomi ha un’istruzione superiore, in linea con l’alto livello di scolarizzazione degli immigrati in Italia. Circa l’utilizzo della banca, in media il 70% degli imprenditori ha rapporti con le banche. Il dato si declina il maniera molto diversa nelle varie aree territoriali. E così quasi il 90% degli imprenditori a Perugia corrisponde al 42,6% a Palermo.

In fine, sull’uso dei prodotti e servizi bancari degli imprenditori del nostro campione (Tab. 4) emerge un maggiore uso di tutti i prodotti rispetto alla media degli intervistati, con valori doppi nel caso dei prestiti personali, dell’investimento in titoli, nel ricorso ad internet e all’home banking per effettuare operazioni bancarie.