29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Il processo

Elena Romani: «Voglio giustizia per Matilda»

Nel processo d'Appello sul banco degli imputati, con l'accusa di omicidio preterintenzionale, c'è l'ex compagno della mamma, Antonio Cangialosi

TORINO - «Io voglio giustizia per la mia bambina. Quel giorno eravamo in casa in due e io sono innocente». Così Elena Romani, a margine del processo d'Appello per il caso di Matilda Borin, la figlia della donna che il 2 luglio 2005, a 23 mesi, morì in una villetta di Roasio (Vercelli) per un violento trauma alla schiena.

CANGIALOSI SOTTO PROCESSO - Il processo in Corte d'Assise d'Appello, a Torino, si è aperto oggi. Sul banco degli imputati, con l'accusa di omicidio preterintenzionale, c'è l'ex compagno della mamma, Antonio Cangialosi, assolto nel dicembre 2016 - con rito abbreviato - per non aver commesso il fatto. L'uomo, già prosciolto una prima volta, è nuovamente finito sotto processo dopo che la Cassazione ha annullato la decisione del gip di non doversi procedere nei suoi confronti, accogliendo il ricorso dei legali della mamma della piccina. Nell'udienza di oggi si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Non so perché l'abbia fatto, bisogna chiederlo a lui», commenta la Romani, assolta in via definitiva nel 2012.