24 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Mangiare fuori

Nel Convento, al ristorante Massimo di Trino Vercellese

In un ambiente rilassante, ristoratore del corpo e dell'anima, dove gustare la solida e sincera cucina di Giorgio e Davide Bonato

TRINO VERCELLESE - Come è giusto che sia, un Convento non dovrebbe essere messo troppo in evidenza, salvo non si trovi alla sommità di un monte, ma qui, nella piana vercellese fu evidentemente è ancora più agevole trovare un luogo appartato dove costruire questo bell'edificio, che da qualche anno è diventato albergo, ristorante e centro congressi.

LE CAMERE - Non troppo Francescane, anzi, il comfort di camere e suite (13 in totale) è sottolineato dai principali dettagli che fanno la differenza tra un qualsiasi albergo di catena e questo, dove l'impresa famigliare ci tiene a curare -con discrezione e senso della misura- che tutto quanto proposto al cliente sia proporzionato, sia in termini di qualità che di prezzo. Particolarità non secondaria, l'hotel rimane aperto tutto l'anno, a beneficio della clientela d'affari che transita da questa parti, lungo il tragitto che collega il Vercellese al Monferrato.

LE ORIGINI -  Era il 1997 quando il ristorante di Trino Massimo aprì sotto la guida di Giorgio Bonato nel centro di Trino, basando saggiamente la sua linea di cucina sui prodotti del territorio, del Piemonte tutto, non fossilizzandosi su estremismi da chilometro zero, perché a ben guardarsi intorno, non sarebbero molte le alternative a riso e rane, per semplificare il concetto, mentre il ricettario allargato alle province limitrofe consente di mettere in scena un'offerta gradita sia all'avventore locale, già abituato a riconoscere la qualità dei piatti con i quali è cresciuto, e anche a chi di qui ci passa per una volta, curioso di scoprire i sapori di questo spicchio di Piemonte

MASSIMO AL CONVENTO - Da circa tre anni lo spostamento nel Convento, con l'inserimento progressivo con il compito di guidare la cucina affidato a Davide, il figlio di Giorgio, che con entusiasmo e con le energie del giovane esuberante, sperimenta strade diverse, esibendosi anche in qualche effetto speciale che vada oltre alla buona esecuzione di una panissa o di un agnolotto ai tre arrosti. Di pari passo, la carta dei vini ricca di 600 etichetta è in grado di soddisfare ogni esigenza del cliente normale, ma anche i più esigenti troveranno qualche chicca inaspettata.

COSA FARE A TRINO ? - Bella domanda verrebbe da dire, guardandosi intorno con aria dubbiosa, invece, tanto per cominciare lo stesso Convento andrebbe visitato per la sua interezza, chiesa inclusa, e poi, prenotando, si potrebbe visitare il Principato di Lucedio e la sua Abbazia, che fa parte del FAI. Inoltre da qui si può partire alla caccia dei migliori vini del Monferrato, che è giusto di là del ponte sul Po, dando un'occhiata alla dismessa centrale nucleare che rese famosa Trino negli anni passati per motivi di produzione di energia a basso costo ma ad alto rischio. Poi c'è Vercelli, diventata negli anni città d'arte e di cultura, e quindi meta complementare, a dare un senso compiuto ad un week end originale e anticonformista.