19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Che cosa fa la natura, per proteggere la prole?

Diventare papà

I livelli di testosterone calano quando si diventa papà. Una via naturale per attenuare l’aggressività maschile

Che cosa fa la natura, per proteggere la prole? Una ricerca americana condotta da studiosi della Charles Drew University of Medicine and Science di Los Angeles, dell’Harvard University e dell’University of Nevada, ha stabilito che la natura provvede ad addolcire i papa dei neonati abbassando il loro livello di testosterone per evitare che i piccoli possano rischiare qualche danneggiamento visto che elevati livelli di questo ormone sono associati alla competizione, all’aggressività maschile.

«La natura non vuole che i livelli di testosterone siano alti quando c’è un bebé- ha commentato uno degli studiosi- perché questo è un periodo molto frustrante per l’uomo, anche assai stancante e i suoi sentimenti di rabbia o comunque di irritazione potrebbero ripercuotersi sulla prole». Insomma la paternità fa abbassare in modo significativo i livelli di testosterone per rendere gli uomini meno aggressivi. Nella ricerca effettuata sui campioni di saliva di 126 cinesi dai 21 ai 38 anni e pubblicata su «Procedings of the Royal Society» si è visto che i papà avevano livelli di testosterone più bassi di tutti gli altri, single o sposati che fossero. Mentre, in particolare, i 66 maschi non sposati presentavano livelli di testosterone più alti di tutti. Il calo, secondo appunto il team di ricercatori, sarebbe una via naturale per assicurarsi che il maschio abbia un comportamento più civile e non aggressivo coi neonati. Insomma è la prima volta che l’abbassamento dei livelli di testosterone viene visto in maniera positiva. Finora la carenza dell’ormone maschile più importante, responsabile, tra l’altro della libido, della distribuzione dei peli, della forma del corpo, era stata sempre presentata come una sciagura visto che effettivamente comporta insicurezza sessuale, difficoltà erettili, pappagorgia, oltre ad essere un segnale dell’andropausa.

Ma non è tutto perché secondo un’altro studio condotto da Simon Baron Cohen dell’Università di Cambridge, pubblicato sulla rivista Science, la causa dell’autismo potrebbe farsi risalire ad un’eccessiva esposizione a ormoni maschili durante la crescita embrionale. Questi ormoni potrebbero accentuare in modo patologico i tratti maschili del cervello, ad esempio l’elevata capacità a sistematizzare e la ridotta empatia, condizioni che si riscontrano a livelli esasperati nei soggetti autistici. Va detto che l’autismo è una patologia complessa ancora scarsamente compresa che colpisce circa 4 maschi per ogni femmina e si manifesta entro il terzo anni di vita. I piccoli affetti dalla malattia hanno gravi difficoltà relazionali, importanti deficit comunicativi e nell’interazione sociale nonché la tendenza all’isolamento. I soggetti autistici hanno inoltre problemi di comportamento, a volte manifestano aggressività, iperattività fisica accentuata con comportamenti ossessivi e spesso privi di senso, ipersensibilità alle variazioni del contesto in cui si trovano o delle figure di riferimento affettivo. Lo studio fa il punto sulla cosiddetta teoria del «cervello troppo maschile» come base dell’autismo e fornisce anche un’attenta revisione di tutte le evidenze sperimentali finora accumulate sul fatto che l’ormone sessuale maschile, ossia il testosterone e altri androgeni, ritenuti responsabili di «modellare» le differenze sessuali nel cervello fin dallo sviluppo embrionale, potrebbero far sì che il cervello autistico si sviluppi assumendo caratteristiche che esasperano quello tipicamente maschile.