19 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Il fatto

Tarcento, la testimonianza di chi ha ritrovato le gemelline disperse

Pubblichiamo la testimonianza di Alexei Coianiz: è stato lui, insieme ad altri due amici, ad avere le intuizioni giuste per scovare le bambine

TARCENTO – Pubblichiamo la testimonianza di Alexei Coianiz, uno dei soccorritori che ha preso parte alle ricerche delle due gemelline di 4 anni scomparse martedì sera. E’ stato lui, insieme ad altri due amici, ad avere le intuizioni giuste per scovare le due bimbe e il loro cane, potendole riabbracciare e rassicurare per prime. Una ricerca che, per Alexei e i suoi amici, è iniziata dopo le 23.

LA SCELTA DI PARTECIPARE ALLE RICERCHE - «Cari tarcentini e non, ho il piacere di raccontarvi di come io, Francesco Michelizza e Silvio abbiamo trovato sane e salve le due gemelline Adele ed Elisabetta.. ah si, e il loro pitbull Margot – comincia così Alexei a raccontare la sua esperienza –. Tornato da Udine intorno alle 11 (abito a Zomeais) vengo a sapere del triste accaduto e subito parto per Stella in macchina sperando di poter dare una mano, ahimè si era già creato un ingorgo e chi saliva era invitato a scendere. Una volta sceso il mio amico Francesco mi chiama e dice di volersi unire a me per dare una mano.  Quasi a mezzanotte passo a prenderlo a casa sua (Tarcento) e decidiamo di fare il giro per Borgo Cretto così da evitare l’ingorgo creatosi a Stella, durante il tragitto in macchina teniamo gli occhi aperti sperando di avvistare qualcosa. Poco dopo aver superato Flaipano incontriamo Silvio, ci dice di essere di Gemona di conoscere la zona e che in quanto padre ha sentito il dovere di aiutare, e da solo è partito alla ricerca. Decidiamo di scendere dalla macchina, unirci a lui e imboccare una strada sterrata che cominciava vicino a dove ci eravamo incrociati»

L'INTUIZIONE - Purtroppo i primi istanti della ricerca non portano a molto. «Camminiamo a lungo chiamando ripetutamente le due bambine, ma niente. Il bosco è molto fitto e le nostre torce sono quasi inutili. Dopo circa 45 minuti di camminata giungiamo ad un piccolo edificio diroccato, ci avviciniamo sperando di trovarle dentro ma è vuoto. Da dietro questo edificio partiva un altro sentiero ancora più piccolo e meno battuto. Decidiamo di seguirlo, proseguiamo per altri 15 minuti circa e di colpo alle nostre urla sentiamo delle risposte, ci fermiamo, sentiamo voci di bambine e voci di altri soccorritori in lontananza, cominciamo pensare che le abbiano trovate, ma lo stesso continuiamo giù per il sentiero.  Arrivati alla fine del sentiero urliamo di nuovo e riceviamo di nuovo risposta, cominciamo a pensare che le bambine siano nel versante opposto al nostro, con questo in mente per poco non decidiamo di tornare indietroMa per sicurezza propongo a Silvio e Francesco di proseguire un po’ fuori sentiero dicendo ‘Piuttosto rischiamo di perderci, ma ci mettiamo l’anima in pace di non averle lasciate sotto naso’. Indovinate? Continuando ad urlare i loro nomi e a ricevere in risposta «Siamo qui! Abbiamo fame! Venite!» avevamo ormai capito di averle trovate, scendiamo ancora un po’ e le nostre torce illuminano loro e Margot, che felicissima ci corre incontro per leccarci. Le raggiungiamo, io copro con la mia felpa e la mia cuffia Elisabetta mentre Silvio da la sua giacca ad Adele. Mi prendo in braccio Adele mentre Francesco si prende cura di Elisabetta ed il cane».

IL LIETO FINE - "Per fortuna le due bimbe stanno bene. Affamate ma senza conseguenze. «Comincio a parlare ad entrambe, Adele è vigile e quasi vivace, Elisabetta è un po’ più frastornata e sta più sulle sue. Si lamentano di alcune schegge nelle mani e nei piedi ma stanno bene, infreddolite certo, perché in maniche corte e ciabattine ma subito cominciano a riscaldarsi. Con Adele in braccio provo a risalire, con insuccesso, terreno troppo ripido e fangoso.  Urliamo ‘Le abbiamo trovate! Stanno bene! Siamo qui!’, riceviamo urla di risposta ma tutti gli altri soccorritori e volontari erano troppo lontani per capire la nostra posizione. Silvio contatta i soccorsi via cellulare e decide di risalire il percorso fatto per farsi trovare più facilmente. Io e Francesco rimaniamo con le gemelline e il cane che non ne vuole sapere di muoversi, deve proteggere le sue bambine. Mentre Silvio è via continuo a parlare con le sorelline, che mi raccontano di aver seguito il cane dentro il bosco, per dopo incontrarne un altro che le ha seguite per un po’ per poi staccarsi, in seguito hanno continuato a camminare fino a che non si è fatto buio e si son fermate, dove le abbiamo trovate. Continuo a tenerle impegnate, parliamo dei loro gatti, della mamma e di cosa andremo a bere e mangiare appena arrivati a casa. Dopo un 45 minuti di attesa arrivano i primi uomini del soccorso alpino, con cibo e viveri per le piccole.  Con calma ci prepariamo per tornare su.  Le bambine con i soccorsi ripartono spediti verso i primi mezzi, io e Francesco ci fermiamo quasi subito perché Silvio poco più in su si è sentito male, calo di zuccheri.  Dopo esserci accertati che stesse abbastanza bene, risaliamo e torniamo alla nostra macchina. Che dire, una storia da raccontare ai propri figli, nipoti e pronipot