29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
il 13 e il 14 aprile

"Pasolini e il giornalismo", il convegno che porta alla luce l'impegno 'vorace e onnivoro' degli anni '60 e '70

Testimone di verità, implicato nella lettura della realtà sociale senza risparmio a confronto con un prestigioso parterre di critici, studiosi e giornalisti. Al centro studi la mostra fotografica "Con parole di figlio" di Federico Garolla, che ritrae Pasolini a Roma nel 1960

CASARSA DELLA DELIZIA - Alla militanza giornalistica a tutto campo di Pier Paolo Pasolini, in particolare all’arco di tempo che va dal ‘68 agli ultimi interventi del Pasolini 'corsaro' è dedicato il convegno di studi 'Pasolini e il giornalismo' in programma il 13 e 14 aprile, a Casarsa, uno dei momenti forti dell’impegno annuale del Centro Studi Pasolini, che lo organizza con il sostegno di Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e Comune di Casarsa e per la cura di Luciano De Giusti e Angela Felice, a palazzo Burovich: venerdì 13 aprile dalle 15 e sabato 14 aprile dalle 9 alle 13. Il convegno, aperto a tutti, diventa anche occasione per visitare la splendida mostra 'Con parole di figlio' allestita negli spazi del Centro studi Pasolini.

DUE GIORNATE DI CONFRONTO SUGLI ANNI '60 E '70 - Due giornate che vedranno a confronto prestigiosi studiosi, critici e giornalisti – fra  i quali Goffredo Fofi, uno dei più stimati critici teatrali e cinematografici e saggisti italiani, lo scrittore Paolo di Paolo, il poeta, scrittore e documentarista Franco Arminio, il saggista e critico letterario Filippo La Porta - chiamati ad articolare e argomentare (dopo il periodo iniziale dell’impegno giornalistico di Pasolini, dagli anni Quaranta ai primi Sessanta analizzato nel convegno dell’autunno 2017) la sua straordinaria attività fra il ‘60 e il ‘70, in parallelo con i vorticosi mutamenti della società italiana, avviata all’estensione dell’economia industriale e scossa dalla contestazione giovanile. Un arco di tempo in cui Pasolini accentuò e accelerò la sua presenza nel campo della comunicazione sulla stampa e nel video-giornalismo. 
«Fu, quello di Pasolini – spiegano i curatori del convegno, Luciano De Giusti e Angela Felice - un impegno vorace e onnivoro, orientato a prendere posizione critica sugli argomenti più disparati e attraverso i mezzi espressivi più diversi, a incarnare con il proprio esempio l’agonismo attivo dell’intellettuale, testimone di verità e analista fisicamente implicato nella lettura della realtà sociale del proprio tempo, gettando – come scrisse – il proprio 'corpo nella lotta', senza risparmio». 
Da questo febbrile impulso deriva una miriade straordinaria di espressioni: da un lato, sul fronte della carta stampata e della pubblicistica, reportage di viaggio, dialoghi con i lettori di 'Vie Nuove', interventi a caldo per la rubrica Caos di 'Tempo' e, occasionalmente, per tante altre testate periodiche; dall’altro, nell’ambito del cinema, pionieristici reportage filmici in bilico tra poesia e denuncia fertilmente contaminate. La 'corsara' stagione finale, che tra il 1973 e il 1975, sul Corriere della Sera, conosce l’acme della controversia politica di Pasolini, pone il sigillo a una militanza giornalistica a tutto campo, sulla quale la seconda sessione del convegno intende fare il punto, dopo la precedente ricognizione sulla prima stagione giornalistica del giovane scrittore gramscianamente motivato. Un’indagine, dunque, che attraversa l’intera opera dell’autore e ambisce a portare in evidenza il marchio specifico impresso dall’intelligenza e dalla passione di Pasolini anche nel campo della comunicazione e dell’informazione, ambiti centrali e strategici del mondo contemporaneo.

LA MOSTRA - Il convegno, aperto a tutti, diventa anche occasione per visitare la splendida mostra 'Con parole di figlio' allestita negli spazi del Centro studi Pasolini, opera di Federico Garolla, grande fotoreporter della società italiana del dopoguerra. In esposizione, per la prima volta, l'insieme delle immagini realizzate nella capitale a Pasolini nel 1959 e soprattutto nel 1960, in un biennio di transizione che vide il poeta febbrile sperimentatore di forme espressive, al punto di passaggio tra l'impegno letterario, fino ad allora prevalente, e l'imminente lavoro nel cinema, inaugurato nel 1961 dal capolavoro di 'Accattone'.