19 maggio 2024
Aggiornato 02:30
La novità

Il mais ogm non è rischioso per la salute umana

A sostenerlo è la prima e più vasta analisi dei dati relativi a 21 anni di coltivazioni nel mondo. Fidenato, 'paladino' friulano del mais transgenico, pronto a fare causa allo Stato. Ermacora (Coldiretti): «No all'omologazione»

FVG - Il mais ogm non è rischioso per la salute umana. Secondo la prima e più vasta analisi dei dati relativi a 21 anni di coltivazioni nel mondo «non c'è alcuna evidenza di rischio per la salute umana, animale o ambientale dal mais transgenico». Pubblicato su Scientific Reports e condotto da Scuola Superiore Sant'Anna e Università di Pisa, lo studio ha analizzato i dati sulle colture dal loro inizio nel 1996 fino al 2016, in Usa, Europa, Sud America, Asia, Africa e, Australia.

Fidenato pronto a fare causa allo stato 
«Dovrò fare una causa allo Stato, perché attenta alla mia salute impedendomi di seminare un prodotto sano che non ha bisogno di trattamenti fitosanitari e insetticidi. Sono 20 anni che lo diciamo che non ci sono problemi». E' la prima reazione di Giorgio Fidenato, 'paladino' friulano del mais transgenico. «Voglio seminare questo prodotto - ha aggiunto, parlando con l'Ansa - perché voglio mangiare sano e in maniera economicamente compatibile, altro che biologico, che rappresenta una colossale montatura pubblicitaria».

Sul tema è intervenuto anche il presidente di Coldiretti Fvg Ermacora
«Ferma restando la serietà degli istituti che hanno condotto la ricerca, credo ci troviamo di fronte a una semplificazione, dato che solo un comitato scientifico può fare affermazioni certe in tema di salute. Quello che non è cambiato, inoltre, è che diversi Stati dell’Ue continuano ad applicare il principio di precauzione». «La questione – prosegue Ermacora – è tuttavia anche economica. Non può essere in nessun modo strategico un percorso che porta all’omologazione e alla monocultura. Il nostro punto di forza, al contrario, rimangono la distintività, la tipicità, la biodiversità, i valori che fanno riconoscere il made in Italy come eccellenza nel mondo, al punto da essere copiato».