29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Contro il latte estero

La protesta degli allevatori si sposta in città

Mercoledì i gazebo di Coldiretti Fvg in centro a Udine, in piazzetta Lionello. «Vogliamo far conoscere ai cittadini – spiega il direttore di Coldiretti Fvg Danilo Merz - i motivi della mobilitazione»

UDINE - Si scioglie il presidio di Lodi, ma potrebbe essere riattivato se l’incontro al ministero di giovedì non dovesse risolvere il problema. Nel frattempo la guerra del latte si sposta nelle città. Non a caso, a Roma, Milano e in altre città d’Italia, si sono svolte le prime manifestazioni. Con domani si estenderanno anche in altre città. In Fvg Coldiretti organizzerà un presidio con tre gazebi e bandiere in piazzetta Lionello a Udine. «Vogliamo far conoscere ai cittadini – spiega il direttore di Coldiretti Fvg Danilo Merz - i motivi della mobilitazione che sta impegnando decine di migliaia di allevatori, che sottraggono tempo alla famiglia e al lavoro,  per impedire la chiusura delle stalle e gli effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodotti». Martedì, a Lodi, c’erano anche due pullman friulani partiti da Pordenone e da Udine per partecipare alla protesta e dare il cambio ai colleghi della Coldiretti di altre regioni davanti al centro di distribuzione della multinazionale del latte francese Lactalis a Ospedaletto Lodigiano.

«Anche a Udine – dice il presidente di Coldiretti di Udine Gino Vendrame – spiegheremo che tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta. Dalle frontiere italiane – dice ancora Merz - passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, ma anche concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all'insaputa dei consumatori. Nell’ultimo anno – aggiunge - hanno addirittura superato il milione di quintali le cosiddette cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte, pari al 10% dell’intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali che vengono soprattutto dall’Est Europa che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità. Un chilogrammo di cagliata usata per fare formaggio sostituisce circa dieci chili di latte e la presenza non viene indicata in etichetta. Oltre ad ingannare i consumatori ciò fa concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco».