30 aprile 2024
Aggiornato 06:00
L'intervento

Paviotti (Cittadini): "La riforma degli enti locali non è un macigno calato dall’alto"

Il consigliere regionale difende la riforma Panontin, rimarcando come la maggioranza abbia tenuto un atteggiamento sempre dialogante e collaborativo con i Comuni

TRIESTE - «La riforma degli enti locali, così come delineata dalla legge 26/2014, non è un macigno calato dall’alto ma è, al contrario, il risultato di anni di sperimentazione che i Comuni di questa Regione hanno realizzato nella gestione associata dei servizi. Una sperimentazione positiva che ha permesso di realizzare servizi sociali migliori grazie alla legge regionale 33 del 1988 e uffici unici su basi territoriali più ampie per merito della legge regionale 1/2006». A dirlo è Pietro Paviotti, capogruppo dei Cittadini in Consiglio regionale. 

Paviotti difende il lavoro dell'assessore Panontin
«Questa ultima riforma - aggiunge - aveva il compito di completare e sistematizzare un percorso virtuoso che necessitava però di alcune definizioni. E un aspetto importante era proprio quello di evitare l’anarchia dove ognuno opera in modo avulso dal contesto ma che, invece, alcune regole base (le geografie, la necessità di una programmazione comune per lo sviluppo del territorio, l’individuazione dei servizi minimi da esercitare assieme) dovessero essere individuate e rispettate. E’ una riforma difficile? Certamente sì e per questo abbiamo molto discusso con i comuni e con l’Anci e siamo sempre stati disponibili a modificarla, adeguando gli aspetti critici che via via si presentavano. Le 15 modifiche, tanto sbandierate con accezione negativa da parte di chi si oppone - evidenzia Paviotti - sono la dimostrazione di come l’assessore Panontin e la maggioranza consiliare abbiano tenuto un atteggiamento sempre dialogante e collaborativo con i Comuni. E non nascondiamo il fatto che ancora tanti ostacoli saranno da superare e tuttavia gli obiettivi finali che ci proponiamo sono importanti e vanno perseguiti con determinazione. Si tratta, in ultima analisi, di rendere servizi migliori ai cittadini correggendo la frammentazione in una miriade di Comuni piccoli e piccolissimi che, diversamente, non saranno più in grado di fare fronte alle necessità».

La replica alle parole di Russo
Paviotti risponde anche al senatore Francesco Russo. «In tutto questo spiace leggere l’intervento di Russo che invece di porsi in atteggiamento propositivo si esercita nel comodo esercizio di accanirsi su chi ha il gravoso compito di affrontare e gestire con responsabilità e senso del dovere riforme spesso difficili e per questo osteggiate, specie da chi ha interesse a lasciare le cose come stanno, e strumentalizzate politicamente da chi guarda alle prossime elezioni regionali. Viviamo in un Paese che a parole chiede riforme e che nei fatti non le vuole. Forse il senatore Russo concentra la sua attenzione soltanto sulla città di Trieste e gli sfugge la necessità di riorganizzazione di un territorio fatto anche da comuni più piccoli che avranno nel tempo importanti vantaggi da questa riforma. E’ un peccato - conclude - che proprio chi si dovrebbe caratterizzare per un particolare orientamento all’innovazione stia mettendo in atto un’azione di resistenza così ferma a un processo di rinnovamento così importante».