2 maggio 2024
Aggiornato 14:30
Indagine della Guardia di Finanza provinciale

Operazione Black Iron: indagati un dirigente pubblico e sei imprenditori

Ben nove gare d’appalto turbate per oltre 700 mila euro e cinque affidamenti indebiti per 130 mila euro. Nel "mirino" un ex direttore dell’Agenzia del demanio regionale e la sua "rete"

GORIZIA - Corruzione, turbativa d’asta e truffa aggravata a danno dello Stato sono i reati accertati al termine di un’articolata attività investigativa coordinata dal Procuratore della Repubblica Aggiunto di Udine, Raffaele Tito, nei confronti di un dirigente già in servizio presso la Direzione regionale dell’Agenzia del Demanio di Udine e di sei imprenditori, quattro cittadini italiani e due fratelli di nazionalità romena.

Dall’operazione Bunker alla Black Iron
L’indagine ha preso avvio grazie ad alcuni finanzieri del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Gorizia. Una prima operazione, denominata 'Bunker', aveva visto indagato il dirigente pubblico e tre imprenditori del centro Italia per i reati di truffa aggravata e turbativa d’asta in relazione a lavori di messa in sicurezza e bonifica di alcune opere di fortificazione permanente, realizzate per scopi difensivi nel periodo post-bellico a ridosso della linea di confine. Conclusa quell'indagine, le fiamme gialle hanno rilevato l’esistenza di altri rapporti intercorsi tra l’Agenzia del Demanio del Friuli Venezia Giulia e una delle società oggetto d’indagine e operante nel settore del recupero di materiale ferroso. Così, grazie anche alla collaborazione fornita dai vertici dell’Agenzia del Demanio, i militari del Nucleo di polizia tributaria coordinati da Tito hanno scoperto le truffe: l’allora direttore regionale - oggi non più dipendente pubblico in quanto provvedimento del Direttore Generale del Demanio -pilotava le gare, da lui stesso indette, per l’alienazione di materiale metallico, messo uso da varie amministrazioni dello Stato. Le gare veniva così ‘riservate’ sempre allo stesso gruppetto di imprenditori. Oltre alla cessione di svariate tonnellate di ferro a prezzi di assoluto favore, aggiudicate sempre ai soliti imprenditori, è emerso anche l’acquisto dell’ex osservatorio geofisico di Trieste e lo smantellamento del magazzino 74, già insistente all’interno del Molo VII del Porto di Trieste, entrambi indebitamente aggiudicati ad un imprenditore di Muggia. Stessa sorte per gara di locazione dell’ex polveriera di Monte di Mezzo di Sagrado e quella per il trasloco dei materiali dell’ex manifattura tabacchi di Gorizia.

L’ammontare delle truffe
Non finisce qui. L’ex direttore regionale ha affidato incarichi diretti, per l’esecuzione di lavori di varia natura, ad una società della provincia di Pisa - già peraltro aggiudicataria di alcune gare - in evidente assenza di trasparenza e di rispetto delle basilari regole amministrative. Si contano in totale ben nove gare d’appalto turbate per oltre 700 mila euro e cinque affidamenti indebiti per oltre 130 mila euro. In uno specifico caso, come se non bastasse, l’importo di aggiudicazione di una delle nove gare turbate (27.000 € circa) non è stato incassato dallo Stato poiché, con la complicità del funzionario del Demanio, sono state prodotte false attestazioni di avvenuto pagamento dell’importo di gara, di fatto mai effettuato. In cambio, innumerevoli e ripetuti versamenti di denaro contante sui conti correnti dell’ex direttore che, davanti all’evidenza del minuzioso lavoro investigativo svolto, ha ammesso di aver ricevuto in varie occasioni da due degli imprenditori indagati, in ragione del suo ‘aiuto’. La somma di denaro potrebbe superare i 50.000 euro.