1 agosto 2025
Aggiornato 20:00
Al cinema

Sabina Guzzanti: «Le mie verità scomode sulla Trattativa Stato-mafia»

Coraggiosa e audace come sempre, la regista torna dietro la macchina da presa per occuparsi questa volta del sistema di potere che ha portato alle stragi e ai meccanismi di potere tuttora vivi e vegeti

ROMA - Coraggiosa, audace, acuta. Sabina Guzzanti è come il suo ultimo film, «La Trattativa», che racconta un tristissimo spaccato di Belpaese con una lucidità disarmante, e necessaria. Il lavoro indaga le vicende, le inchieste e gli intrecci politico-mafiosi che hanno caratterizzato gli anni delle stragi: un'idea che la regista meditava da un po', «perché sicura che la maggior parte degli italiani, anche quelli che leggono il giornale più o meno tutti i giorni, abbia le idee confuse su come si collegano i fatti e soprattutto sulle loro implicazioni». Di cosa si parla quando si parla di trattativa? Delle concessioni dello stato alla mafia in cambio della cessazione delle stragi, di chi ha assassinato Falcone e Borsellino, dell’eterna convivenza fra mafia e politica certo, ma anche – spiega – della lunga danza a braccetto tra mafia e chiesa, mafia e forze dell’ordine e persino dell’altro.

«STRAGI PROGETTATE DENTRO LE ISTITUZIONI» - In gioco ci sono anche agenti dei servizi segreti, alti ufficiali, magistrati, vittime e assassini, massoni, persone oneste e coraggiose e «persone coraggiose fino a un certo punto». Tutte queste figure insieme rientrano in una «logica di una gestione del potere che è fondamentalmente antidemocratica, che si serve del crimine, diventa essa stessa criminale o svolge una funzione di legalizzazione della legalità». «Le stragi – accusa la Guzzanti – sono state progettate all’interno delle istituzioni. I mandanti sono colpevoli quanto gli esecutori». Un'analisi accurata e scomoda, che ha scatenato una marea di critiche. Non ultima, la frase che la comica ha lanciato su Twitter all'indomani della decisione della corte d’Assise di Palermo di non ammettere Totò Riina e Leoluca Bagarella e l'ex ministro Nicola Mancino, imputati, alla deposizione del presidente Napolitano nell'ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia.

IL TWEET DELLA DISCORDIA - La Guzzanti ha twittato senza mezzi termini: «Solidarietà a Riina e Bagarella privati di un loro diritto. I traditori nelle istituzioni ci fanno più schifo dei mafiosi». Come ovvio, apriti cielo. I boss e lo stesso Mancino avevano chieste di poter assistere alla deposizione prevista al Quirinale proprio oggi. Riina e Bagarella avrebbero assistito partecipando, come avviene per tutte le udienze, in videoconferenza dal carcere. Ma per i giudici di Palermo esiste un'immunità che garantisce la più alta carica dello Stato e per questo all’udienza sono stati ammessi solo i pubblici ministeri e gli avvocati difensori.

TRATTA E VINCI! - Tutto sommato però, alla fine, la Guzzanti non rinuncia mai alla sua verve satirica. Quindi per sorridere un po' si è inventata un giochino niente male: sul sito dedicato al film ognuno di noi può scoprire i responsabili della trattativa Stato-mafia e vincere 1 biglietto per vederli al cinema. Basta scegliere un ambiente di gioco tra i quattro disponibili: il mafioso, il politico, la guardia o le prove, osservare il personaggio o la figura che ci verrà proposto, leggere la sua storia e grattare le sei carte coperte. Se troviamo il personaggio o la figura corrispondente a quella scoperta avremo completato il gioco e avremo la possibilità di essere estratti. Buon divertimento, nonostante tutto.