8 giugno 2023
Aggiornato 00:00
Cinema

Sofia Coppola racconta «The Bling Ring»

Ispirato alla vera storia di un gruppo di adolescenti di Los Angeles ossessionate dalle star del cinema e della tv, che si introduceva nelle loro ville per rubare oggetti di lusso. Il film arriverà nei cinema italiani il 26 settembre

ROMA - Sofia Coppola ha presentato a Roma le cattive ragazze del suo ultimo film, «Bling Ring», ispirato alla vera storia di un gruppo di adolescenti di Los Angeles ossessionate dalle star del cinema e della tv, che si introduceva nelle loro ville per rubare oggetti di lusso. Il film arriverà nei cinema italiani il 26 settembre, e la regista oggi ha spiegato: «Il successo dei reality e l'ossessione per le celebrities credo stiano ancora crescendo in America, anche rispetto al 2008, l'anno in cui sono avvenuti questi fatti. Avendo due figlie anche io sono curiosa di capire se gli eccessi di questa cultura pop continueranno o ci sarà una reazione».

FENOMENO GLOBALE - La figlia di Francis Ford Coppola, regista di successo, vive oggi tra Parigi e New York, e per lei è stato interessante osservare dal di fuori ciò che succede nella sua città: «Ero abbastanza scioccata quando ho scoperto questa storia e ho voluto fare il film proprio per guardare da vicino la nostra cultura e per far prendere consapevolezza a tutti di cosa succede» ha affermato, specificando: «Temo che questo culto per le celebrities e l'ansia di condividere tutto in tempo reale grazie a Internet e alla globalizzazione stiano diventando un fenomeno globale». Nel film si vedono le tre ragazze e il ragazzo protagonisti che impazziscono tra le scarpe firmate di Paris Hilton o tra le borse di Lindsy Lohan, il loro vero idolo, ma lo sguardo della regista è sempre distaccato: «Volevo che il pubblico seguisse la storia senza creare nessuna intimità con i protagonisti, anche perché l'intimità non esisteva neanche tra loro. Condividevano solo le stesse ossessioni».

NON SIAMO DALLA LORO PARTE - I veri protagonisti del film sono stati condannati da uno a quattro anni di prigione, Sofia ha incontrato l'unico ragazzo della gang prima di girare il film, poi ha letto interviste e ascoltato registrazioni della polizia. In realtà alcuni di loro sono diventati molto popolari sui social network, ma la regista è convinta di non aver contribuito alla degenerazione di quella cultura pop: «Sono stata molto attenta a non glorificare i loro crimini e non trasformarli in idoli o eroi. Credo che il punto di vista del film sia molto chiaro: non siamo dalla loro parte» ha affermato Coppola.