29 marzo 2024
Aggiornato 15:30
Cinema italiano

«Appartamento ad Atene» con Laura Morante

Quando l'invasore si insinua in una comunità per dominarla, le regole del gioco cambiano, e le dinamiche tra le persone si alterano. «Appartamento ad Atene», la pluripremiata opera prima di Ruggero Dipaola, che esce venerdì in 50 copie distribuito da Eyemoon Pictures

ROMA - Quando l'invasore si insinua in una comunità per dominarla, le regole del gioco cambiano, e le dinamiche tra le persone si alterano. In «Appartamento ad Atene», la pluripremiata opera prima di Ruggero Dipaola, che esce venerdì in 50 copie distribuito da Eyemoon Pictures, la vita degli Helianos, un tempo editori e benestanti, viene funestata dall'arrivo ad Atene, nel 1943, del capitano tedesco Kalter (Richard Sammel). La sua personalità, crudele e ascetica, spacca in due la famiglia: da un lato la madre Zoe (Laura Morante) e il figlio Alex (Vincenzo Crea) assumono atteggiamenti diffidenti e ostili nei confronti dell'ufficiale; dall'altro, il padre Nikolas (Gerasimos Skiadaresis) e la figlia Leda (Alba de Torrebruna) si mostrano, il primo più indulgente, e la seconda quasi affascinata da lui.

Loro malgrado non possono fare altro che sottomettersi perché, quando è in gioco la vita, si rinuncia anche alla dignità. Diventano ostaggi in casa propria, con remissività eseguono ogni ordine. Soprattutto Nikolas, nella magistrale interpretazione di Skiadaresis, spodestato dal ruolo di capo famiglia, si trova a dover svolgere compiti ingrati: sul suo cuore il fardello è ancora più pesante perché a guardarlo mentre viene umiliato, oltre agli occhi vitrei del capitano, ci sono quelli grandi e tristi dei figli cui non spettano neanche gli scarti di cibo avanzati da Kalter. Quando Alex infrange il divieto, la punizione del nazista si manifesta in tutta la sua crudeltà.

«Confinando il conflitto all'interno delle mura domestiche - scrive Dipaola nelle note di regia - desideravo oltrepassare il contesto storico, trasformare la narrazione in qualcosa di universale e senza tempo, privilegiando l'indagine del legame tra vittima e carnefice». Così, mentre la guerra distrugge tutto ciò che è fuori, a casa degli Helianos si consuma un conflitto psicologico sottile e crudele. Quando l'animo nobile del padre lo porta ad avvicinarsi al capitano, tra i due si instaura un equilibrio precario: ma è solo un abbaglio e la generosità di Nikolas gli si rivolta contro con odio spietato.

La pellicola si ispira al romanzo omonimo di Gleanway Wescott, la sceneggiatura è di Heidrun Schleef, Luca De Benedittis e lo stesso Dipaola. Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti, ha vinto il premio come Miglior film della vetrina Giovani cineasti italiani al Festival internazionale del film di Roma 2011. Il film colpisce per la resa plastica, persino calibrata, del continuo costruirsi e incrinarsi dei rapporti, a conferma della sua drammaticità che, grazie a interpretazioni intense, sa coinvolgere pienamente lo spettatore.