31 luglio 2025
Aggiornato 06:00
Intervista esclusiva a «Marie Claire»

Colin Firth: «Ho progetti in Italia»

A fine anno lo vedremo nel film «La Talpa». Firth è sposato con Livia Giuggioli, produttrice di documentari, e la coppia che ha due figli - Luca e Matteo - vive fra Londra e Roma

ROMA - Colin Firth rifiuta l'etichetta di divo: molto attento alla filmografia italiana e ai giovani registi dice in un'intervista esclusiva a Marie Claire di ottobre: Amarcord, uno dei più grandi film della storia, è una commedia. Ma ha il potere di scioccare. Talenti come Fellini sono irraggiungibili. Però in Italia ci sono bravi registi. Sto parlando con qualcuno di loro per progetti interessanti». Firth è sposato con Livia Giuggioli, produttrice di documentari, e la coppia che ha due figli - Luca e Matteo - vive fra Londra e Roma.
Intanto lo vedremo a fine anno nel film La talpa, tratto dall'omonimo romanzo di John Le Carré . E poi ritornerà con Bridget Jones.

Firth - premio Oscar per la sua interpretazione di re Giorgio VI in The Kings Speech - è anche Trade Ambassador per Oxfam (un'associazione benefica la cui missione è combattere tutte le forme di ingiustizia, compresa la difesa dell'ambiente) per le coltivazioni di caffè. «Il caffè non è solo un prodotto, è un simbolo, la spia di come l'economia occidentale sfrutta i paesi poveri. Dalla coltivazione all'asciugatura, fino al trasporto, non vale nulla. Acquista valore solo in Europa e negli Stati Uniti, dove viene tostato. È così che funziona».

Ma per lui è importante anche l'impegno politico, sociale, ecologico e politico. «Chi è di sinistra è più intelligente», afferma. «Sono sempre stato convinto che il conservatorismo sia legato al terrore del nuovo. Poi ho letto il risultato di una ricerca condotta da alcuni scienziati che, studiando un campione di 100 studenti, hanno scoperto che quelli di sinistra hanno un'area del cervello più sviluppata: quella deputata all'ottimismo e alla modernità. Mentre nei conservatori è più sviluppato il lobo destro, connesso alla paura e alla depressione. È semplicistico, lo so. Ma avevo ragione, sono malati! Magari non è uno studio da prendere sul serio. Però una base c'è».