25 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Cinema | Registi

Bertolucci: Invidio ad Allen la capacità di far ridere

Il regista al Centro Sperimentale incontra gli studenti e parla del prossimo film

ROMA - Bernardo Bertolucci è arrivato questa mattina al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma pronto a rispondere alle domande degli studenti ma con una curiosità: «Cosa vi ha detto Woody Allen?» ha chiesto all'inizio delle due ore di dialogo con loro. Allen aveva tenuto una lezione nella stessa scuola di cinema proprio dieci giorni fa e il grande regista italiano ha detto agli allievi: «Invidio molto quelli come lui che sanno far ridere». Bertolucci ha ricordato che alla fine degli anni Sessanta, quando lui esordì, il piacere e la risata erano considerati una cosa di destra, ma oggi ha consigliato ai ragazzi: «Non prendetevi troppo sul serio: giocate con le idee».

L'incontro con i ragazzi del Centro Sperimentale è stato per Bertolucci anche un'occasione per parlare del film che sta preparando, tratto dal romanzo Io e te di Niccolò Ammanniti, le cui riprese dovrebbero iniziare ad ottobre: «Sto ancora decidendo se girarlo in 3D, che per me rappresenta quasi una lente in più, uno strumento in più, anche se oggi viene considerato da alcuni uno strumento commerciale». Il regista si è dilungato anche sul suo passato: l'esordio a 16 anni con due filmini in 16 millimetri, e poi la folgorazione per il cinema a 19 anni con «La dolce vita»: «Vidi il film ancora non doppiato insieme a mio padre e Pasolini: Fellini mi aveva sedotto, aveva inventato un mondo, perché prima del suo film Via Veneto non esisteva» ha raccontato Bertolucci.

Il grande regista, oggi 71enne, ha ricordato che il cinema è stata per lui una vocazione ma anche un modo per affrancarsi dal padre, celebre poeta. E ha raccontato che quando conobbe il cinema di Godard si affrancò anche dal suo grande maestro, Pier Paolo Pasolini, con cui aveva girato «Accattone» come aiuto regista: «Ogni mattina andavamo con la mia macchina sul set e lui mi raccontava i suoi sogni, le sue idee» ha ricordato, rivelando poi che con i primi anni '70, quando iniziò la sua lunga psicanalisi, arrivarono anche i film di successo, da «Il conformista» a «Ultimo tango». «Mi accorsi che la psicanalisi mi aiutava a fare film» ha detto Bertolucci, che ha ricordato che da quel momento in poi nacque in lui anche il desiderio di comunicare con il pubblico e di non fare solo film di nicchia.

Il regista de L'ultimo imperatore si è dilungato sul suo rapporto con gli attori: «Mi piacciono quelli timidi, come Trintignant, che si rifiutò di recitare in Ultimo Tango perché non riusciva a mostrarsi nudo» ha detto, sottolineando che la scelta di un attore per un film dipende dalla curiosità che ha nei suoi confronti, «Una curiosità che riesco a sfamare solo facendo un film con lui».