28 agosto 2025
Aggiornato 03:30
Commedia socio-politica

Argentero e Cortellesi, «C'è chi dice no» ai raccomandati

Da venerdì la commedia di Avellino con Ruffini, Catania, Albertazzi. L'attore: «Le raccomandazioni oggi ormai sono parte di noi»

MILANO - Figli di, parenti di, amici, mariti, «segnalati», insomma raccomandati. Contro questa pratica così diffusa e ormai diventata quasi la prassi nella nostra società, Luca Argentero e Paola Cortellesi non ci stanno e, insieme a Paolo Ruffini, mettono su un gruppo «sovversivo». Sono loro i protagonisti di «C'è chi dice no», commedia socio-politica di Giambattista Avellino in uscita venerdì in 320 sale, in cui si affronta un tema attuale tra qualche risata ma anche qualche momento di tristezza.

La trama - I tre amici, ex-compagni di scuola che si ritrovano dopo anni, sono tre esempi emblematici del mondo del lavoro di oggi: Argentero è Max, un bravo giornalista in attesa da tempo di un contratto che si vede soffiare il posto dalla figlia di un famoso scrittore (interpretata da Myriam Catania); la Cortellesi, al momento in vetta al botteghino con «Nessuno mi può giudicare», è Irma, dottoressa stimata che si vede superata per l'ennesima volta dalla nuova fidanzata del primario, mentre Ruffini è Samuele, piccolo genio del diritto penale a cui il genero del barone ruba il posto di ricercatore all'Università.
Anni di studio, sacrifici, impegni non sono serviti a nulla, finché i tre non decidono di ribellarsi al sistema trasformandosi nei «Pirati del merito», movimento che combatte ogni forma di raccomandazione con ogni mezzo, lecito e non.

Alla presentazione di C'è chi dice no, Paola Cortellesi e Luca Argentero hanno raccontato di «aver detto tanti no» nella loro vita. «Ne ho ricevuti tantissimi, ma molti ne ho detti pure io - ha dichiarato la Cortellesi - l'importante è non prenderli come delle sconfitte». «Siamo attori, è normale - ha aggiunto l'interprete di «Lezioni di cioccolato» - tutti nel nostro mestiere vorrebbero fare tanti ruoli ma poi vengono scartati. Io, se devo essere sincero, ho detto vari no, mi sono state fatte proposte di vario tipo visto il mio passato non proprio accademico, ma dire qualche no mi ha aiutato a fare cose più interessanti. Questo film mi ha fatto riflettere su quanto ormai le raccomandazioni siano parte di noi, tutti i giorni a ognuno capita di pensare al modo più facile per risolvere ogni cosa, bisognerebbe riflettere su questo».

Il film, ambientato a Firenze (gli attori si sono dovuti preparare duramente per parlare in dialetto), «è una commedia ma non è evasiva - ha spiegato il regista Giambattista Avellino -, c'è equilibrio tra commedia ed emozioni, volevamo far riflettere su un problema nazionale. Il finale non è consolatorio ma nemmeno pessimista, volevamo lasciare la speranza di una possibilità, quel piccolo seme che seminano i tre amici».

Giorgio Albertazzi, che ha una piccola parte in C'è chi dice no, ha concluso: «La commedia ha una grande tradizione di denuncia, ha spesso detto più del dramma. E' un film girato con leggerezza in cui si denunciano la baronia e il nepotismo, quando mi sono laureato io questa mercificazione già c'era, ma forse oggi è peggio di allora perché coloro che decidono e detengono il potere sono molti di più».