Veronesi contro il Gf: è un'illusione per chi partecipa
Il reality è uno degli argomenti del nuovo film del regista
ROMA - E' il Grande Fratello uno degli argomenti di cui si discute nel nuovo film di Giovanni Veronesi Genitori e figli: agitare bene prima dell'uso, in uscita a fine febbraio per Filmauro. La pellicola si apre e si chiude su un lungo, furioso litigio tra il padre, Michele Placido, e il figlio ventenne Gigio (Andrea Facchinetti): l'adulto non vuole che il ragazzo faccia il provino per il reality, mentre il ragazzo lo considera un'opportunità e gli urla: «Papà, il mondo non è che si divide in cretini che vanno in televisione e intelligenti che vanno all'università!».
«Sto dalla parte del padre, quello show è una scorciatoia breve per arrivare in un punto di totale deserto», ha dichiarato il regista al mensile Ciak, in edicola da venerdì. Ma poi aggiunge: «Io sono contro il 'Grande Fratello', ma a favore della Marcuzzi». Ci tiene, però, a precisare di «non essere contrario in generale ai reality». «Ad esempio mi diverte vedere Valeria Marini pietire un pugnetto di riso all'Isola dei Famosi e se guardo 'Amici' mi rendo conto che tutti quei ragazzi in gioco, il talento ce l'hanno. Chi partecipa al 'Grande Fratello', invece, si illude di essere chi non è, tenta maldestramente una carriera che, tranne rare eccezioni, naufraga dopo pochi mesi. Propongo di farne una prigione di lusso, - prosegue - chiusi sei mesi a imparare a memoria Vargas Llosa o tutto Orson Welles e Woody Allen e chi vince prende 250.000 euro. Almeno avrebbe un senso, così com'è, invece, andrebbe vietato per decreto legge».
«A me la vita ha insegnato che piangere è un atteggiamento estremo, mentre al Grande Fratello è un fatto quotidiano, piangono sempre. Mi chiedo - chiude Veronesi - 'E' l'effetto telecamera o siamo tutti sull'orlo di una crisi di nervi?'».