29 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Cinema

Del Toro icona della rivoluzione nel «Che» di Soderbergh

Esce nelle sale «L'argentino», la prima parte del film su Guevara

ROMA - Berretto in testa e sigaro in bocca, Benicio Del Toro si è trasformato nell'icona della rivoluzione per Steven Soderbergh in «Che - L'argentino». Arriva oggi al cinema la prima parte del film monumentale del regista di «Traffic» e della saga di «Ocean's Eleven», dedicato alle imprese di Ernesto Guevara.

L'attore portoricano ha esordito sul grande schermo con «Agente 007 vendetta privata», ha vinto un Oscar come miglior attore non protagonista con «Traffic», ha sfiorato la seconda statuetta con «21 grammi » e un anno fa proprio con il ruolo del «Che» ha conquistato il premio come miglior interprete maschile al Festival di Cannes. Un ruolo e un progetto particolarmente cari a Benicio Del Toro, che è anche uno dei produttori del film.

Il film di Soderbergh è frutto di sette lunghi anni di lavoro, di cui solo tre passati a raccogliere documenti, leggere testi e mettere insieme tutte le informazioni e le storie sul rivoluzionario. In «Che - L'argentino» si racconta l'ascesa di Guevara da medico argentino a comandante ed eroe della rivoluzione. Dall'incontro con Fidel Castro, alla decisione di partire nel novembre del 1956 con lui e altri 80 ribelli alla volta di Cuba, inseguendo il sogno di rovesciare la dittattura corrotta di Battista e creare una società ispirata all'uguaglianza e a nuovi ideali di giustizia. Nella prima parte viene mostrata la lunga marcia per arrivare all'Avana, i difficili anni sulle montagne della Sierra Maestra, senza armi né mezzi, con il Che che si occupa di arruolare ed addestrare i volontari, curare i malati e insegnare a leggere e scrivere agli analfabeti. Si passa poi alle scene di azione a Santa Clara, uno degli ultimi baluardi da conquistare prima di marciare con successo verso la capitale.

E' forte il contrasto tra le sequenze girate nella vegetazione, i combattimenti in città e infine la parte dedicata al discorso tenuto alle Nazioni Unite nel 1964 con il bianco e nero che dà il senso del documentario. Ma Soderbergh ha voluto concentrarsi molto sul personaggio Guevara, sulla sua forza, le debolezze, i suoi continui attacchi d'asma e i suoi ideali, mostrandolo con primissimi piani, gli sguardi e i silenzi. Benicio Del Toro con la sua fisicità e somiglianza è riuscito ad esprimersi al meglio interpretando quello che ha definito «uno tra i ruoli più difficili e ambiziosi» che abbia mai affrontato.

«Volevo sottolineare le doti fisiche e psicologiche del Che - ha dichiarato Soderbergh - raccontare il processo attraverso il quale un uomo nato con una volontà di ferro, scopre la sua capacità di ispirare e guidare gli altri». L'idea iniziale era quella di farne un film, ma vista la vastità di materiale e la volontà di spiegare a fondo il contesto e la sua figura, il risultato è stata un'opera di oltre quattro ore da dividere in due. La seconda parte, «Che - Guerriglia», uscirà al cinema il primo maggio.