29 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Canile

Il grido di dolore del canile di via Germagnano: «Non reggeremo a lungo così...»

Incuria, risorse limitate, box inagibili, eternit e una convivenza impossibile con il campo rom: quale futuro per il canile sanitario e gli animali? Le ipotesi

TORINO - Vi siete mai chiesti dove finiscono la gran parte dei cani e gatti abbandonati a Torino? Al canile sanitario municipale di via Germagnano. E’ qui che l’Enpa si prende cura degli animali, nonostante difficoltà sempre più estreme, una carenza di risorse sempre più preoccupante e un futuro più che mai incerto. Rimane il presente: una struttura fatiscente, l’impossibile convivenza con i rom, i furti, gli atti vandalici e la difficoltà nella gestione dei cani e dei gatti. Non che l’amore e la passione per gli animali manchino, anzi. Purtroppo però non sono sufficienti a garantire un soggiorno dignitoso agli ospiti a quattro zampe.

CONDIZIONI - Il canile sanitario si presenta in condizioni disastrose. Fuori da molti box è affisso il cartello «inagibile»: alcuni spazi esterni non hanno più le coperture, mentre in altri le canaline dello scolo sono in eternit. La parte coperta è calda, ma i comfort sono pressoché assenti. Una situazione insostenibile, degradante per gli animali e per le persone che ogni giorno provano a prendersi cura di cani e gatti, nonostante le difficoltà dovute alla struttura fatiscente. Essendo un canile municipale sanitario inoltre, la struttura è aperta 24 ore su 24: per questo molte persone che si imbattono in un gatto randagio o un cane abbandonato lo portano qui. Purtroppo però i posti sono limitati e quando lo spazio si stringe all’inverosimile, fare fronte a tutte le richieste di ospitalità diventa impossibile. In questo momento i cani sono poco meno di 80 e alcuni sono diventati «intrattabili» a causa delle strutture inadeguate mentre per quanto riguarda i gatti, il numero di felini ospitati varia a seconda dei periodi di cucciolate.

CONVIVENZA ROM - Il canile di via Germagnano 11 si trova letteralmente «circondato» dai campi rom, sia abusivi che legali. La convivenza con le persone che abitano nei campi non è facile, anzi. Come noto, i furti sono all’ordine del giorno, così come gli episodi di vandalismo. Chi lavora all’Enpa ha provato a instaurare un rapporto di buon vicinato con i nomadi, senza risultati: «Impossibile andare d’accordo, non ci parlano. Molti di loro hanno paura dei cani, altri li odiano. Ogni tanto capita che ne troviamo qualcuno che girovaga per strada e ce ne prendiamo cura». Usciti dal canile, una signora rom ci avvicina e pronuncia una frase da far gelare il sangue nelle vene: «Come stanno i cani? Devono bruciare tutti». La dice ridendo. La realtà è sotto gli occhi di tutti: gli atti vandalici avvengono con una cadenza preoccupante, tanto che l'ultimo risale a un paio di settimane fa quando di notte vennero rubate le griglie esterne. Ecco perché la manutenzione diventa sempre più complicata e onerosa. Quella ordinaria spetta a Enpa, che ha in concessione gli spazi dal Comune, mentre la manutenzione straordinaria spetta a Palazzo Civico.

IPOTESI FUTURE - «Non reggeremo a lungo in questa situazione» fanno sapere da Enpa. Quale ipotesi future, dunque? Attualmente la strada più probabile porta a un’unica struttura, spostando i cani e i gatti di via Germagnano in strada Cuorgné, dove già è presente un rifugio e dove un domani potrebbe nascere il nuovo (e unico) canile municipale di Torino. Ovviamente per farlo servono soldi, parecchi soldi. La buona notizia è che 400.000 euro sono destinati al canile grazie a un lascito di un privato, ma per spostare tutto in strada Cuorgné serve almeno il doppio (se non di più). Cifra di cui, almeno attualmente, il Comune non dispone affatto: «La ricerca di fondi è in corso» fa sapere l’assessore all’Ambiente Alberto Unia. Secondo Federico Mensio, presidente della Commissione Ambiente, è necessario coinvolgere le associazioni private e grandi aziende private che si occupano di animali. Un esempio? La Monge, che in provincia di Cuneo ha investito nelle infrastrutture per cani e gatti. Serve quindi una sinergia, magari in grado di coinvolgere realtà come il Politecnico che potrebbe farsi carico del progetto e dare vita a una struttura confortevole e moderna. Vietato parlare di soluzioni tampone: sistemare con 400.000 euro il canile di via Germagnano, vorrebbe dire non risolvere il problema ma solo chiudere un occhio per un periodo di tempo limitato. Una non soluzione che scontenterebbe tutti: cani, gatti e lavoratori.