19 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Olimpiadi

Olimpiadi 2026, Chessa spinge Torino: «Spero in una decisione trasparente del Coni…»

Il consigliere del M5S, il primo del suo schieramento ad avallare la candidatura di Torino, spiega: «Delibera non è soluzione ideale, ma necessaria. Le speranze ora sono remote»

TORINO - Marco Chessa ha sempre detto «sì» alla possibilità di ospitare a Torino le Olimpiadi invernali del 2026. Il consigliere del M5S, anche in tempi non sospetti, ha sempre visto i giochi olimpici come un’opportunità. Ora che la candidatura torinese è realtà, Chessa ha voluto esprimere alcune considerazioni in merito alla candidatura torinese tra delibera pentastellata, Coni e ruolo delle opposizioni.

Ieri è stata approvata dal Consiglio Comunale la delibera di iniziativa consiliare sulla candidatura ai Giochi Olimpici e Paralimpici del 2026.

Una delibera resasi necessaria dopo che il Consiglio Nazionale del Coni ha costituito una commissione che valutasse gli studi di fattibilità presentati dalle Città di Torino, Cortina e Milano, e che ha richiesto una delibera piena e incondizionata da parte dei rispettivi Consigli Comunali.

Nonostante la forte interpretabilità ed ambiguità della disposizione, personalmente non ho condiviso il fatto che un Consiglio Comunale, che gode della piena legittimazione popolare scaturita con le elezioni del 2016, non potesse esprimere le proprie indicazioni circa un processo che potrebbe vedere coinvolto in maniera assai importante sotto il profilo economico, infrastrutturale e sociale il territorio cittadino.

Come maggioranza consiliare abbiamo quindi presentato, dopo una forte e lunga mediazione interna, un documento che ponesse alcune condizioni che, almeno per noi, sono ritenute fondamentali: una analisi dei costi e dei benefici connessi alla manifestazione, l’esclusione della formazione di ulteriore debito per la Città, una sinergia con le Valli Olimpiche, l'indicazione di alcune linee guida circa la sostenibilità dei Giochi.

E’ chiaro e palese che questa delibera non sia la soluzione ideale e auspicabile nella corsa all’organizzazione dei Giochi del 2026, ma, considerati gli scontri politici che hanno caratterizzato questa vicenda, in questo momento è la migliore soluzione possibile che ci mantiene dentro quella fase di dialogo che vedrà una scelta definitiva da parte del Coni entro e non oltre il dieci di settembre.

Torino, seppure a fatica, è ancora in corsa anche se le speranze di ottenere una candidatura in solitaria siano decisamente remote.

Infatti è noto da tempo il fatto che il Coni avesse già deciso di puntare su Milano.

Già nel mese di gennaio il direttore di Coni Servizi Spa, la società operativa delle attività del Coni e totalmente partecipata dal ministero dell’Economia, ha deciso di assegnare a proprie spese un incarico per i servizi di assistenza tecnica per lo studio di fattibilità sulla candidatura di Milano come sede dei Giochi del 2026.

E’ quindi chiaro che la candidatura di Torino, già indebolita dai dissidi interni alla nostra maggioranza e dal mancato voto unanime del Consiglio Comunale, non goda dei favori del pronostico sia a livello locale che nazionale.

Ed è un peccato.

E’ un peccato perché, a mio modesto parere, la nostra candidatura è la più competitiva sotto quasi tutti i profili.

E’ un peccato perché, a mio modesto parere, tutte le forze politiche non sono riuscite a creare quella necessaria concordia istituzionale.

E’ un peccato perché, a mio modesto parere, la Città e i suoi corpi intermedi non hanno avuto fino ad ora la giusta determinazione, organizzazione e coesione nel supportare questa proposta.

Personalmente ho sempre sostenuto e continuerò a sostenere questa candidatura. L’ho fatto anche ieri, votando un atto che supporta con delle condizioni e non pienamente la candidatura della Città. Qualcuno direbbe che «piuttosto che niente, è meglio piuttosto».

Personalmente, sono sempre stato conscio del fatto che il percorso di Torino fosse fortemente accidentato dalle dinamiche interne ed esterne alla nostra Città.

Però sono sempre stato d’accordo anche con chi dice che un percorso senza ostacoli non potrà mai portare da nessuna parte.

La palla, ora, passa al Coni e al Governo: personalmente spero in una decisione trasparente, oculata e soprattutto oggettiva.