24 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Cronaca

Colpo alla ’Ndrangheta a Torino e Bardonecchia: sequestrati tre locali, arrestate due persone

I carabinieri hanno posto i sigilli al Mambo Cafè di Torino, alla pizzeria Tre Torri di Bardonecchia e alla Lettera 22 di Alpignano. In carcere Giuseppe Ursino e Ercole Taverniti

TORINO - Colpo alla ‘ndrangheta. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino, in collaborazione con i reparti territorialmente competenti, hanno sequestrato tre locali tra Torino, Alpignano e Bardonecchia e notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a due persone ritenute responsabili di associazione a delinquere di tipo mafioso.

LOCALI CHIUSI - Il G.I.P. di Torino ha disposto il sequestro preventivo di tre locali: si tratta del bar «Mambo Cafè Torino», impresa individuale ubicata a Torino, via san Quintino 4bis, del ristorante «Lettera 22»  s.r.l. ubicato ad Alpignano in via Almese n.99 e della pizzeria «Tre torri s.r.l.», ubicata a Bardonecchia in via Medail n. 1. Due le persone finite in carcere con l’accusa di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori: si tratta di Giuseppe Ursino, 68 anni, e di Ercole Taverniti, 74 anni.

GLI ARRESTI - Le due persone arrestate, sono state associate presso il carcere di Torino. Entrambi sono originari della locride. Giuseppe Ursino, con legami di parentela con la famiglia Ursino di Gioiosa Ionica, è nipote di Rocco Lopresti, elemento della criminalità organizzata di Bardonecchia e deceduto. Ercole Taverniti, anch’esso di Gioisa Ionica, è invece ritenuto responsabile di intestazione fittizia di beni. Il provvedimento scaturisce dall’attività investigativa sviluppata dal Nucleo Investigativo di Torino, a seguito dell’operazione Big Bang del gennaio 2016. L’operzione ha consentito di accertare come Giuseppe Ursino sia elemento organico alla ‘ndrangheta operante sul territorio Piemontese, nella sua articolazione territoriale denominata «locale di San Mauro Torinese», guidata dalla famiglia Crea, la quale estrinseca il controllo del territorio anche mediante estorsioni e fittizia intestazione a soggetti terzi di attività commerciali.