28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Il caso

Tassista di Torino rifiuta di portare un cieco con il cane guida: «Sulla mia auto non salgono animali»

Il triste episodio, definito "discriminatorio" l'UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti), è capitato a un impiegato dell'ospedale Mauriziano lo scorso 30 giugno. L'uomo è stato costretto a chiamare una seconda vettura che accettasse a bordo il suo cane guida

TORINO - La legge parla chiaro: ogni individuo privo di vista ha il diritto di farsi accompagnare dal proprio cane guida nei viaggi su ogni mezzo di trasporto pubblico, taxi compresi ovviamente, senza dover pagare per l’animale alcun biglietto. Eppure, come spesso accade, qualcuno non rispetta le regole e fa di testa sua. E' successo nei giorni scorsi a Torino quando un tassista si è rifiutato di far salire a bordo della sua auto un non vedente accompagnato dal suo cane guida. «Sulla mia vettura non salgono animali, punto e basta», così si è giustificato il tassista ed è ripartito.   

IL CANE - Il triste episodio, definito "discriminatorio" l'UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) è capitato a Paolo Rivalta, quarantottenne impiegato come professionista della riabilitazione presso l'ospedale Mauriziano di Torino. «Lo scorso 30 giugno, nel pomeriggio, avevo un impegno importante e non potevo permettermi di arrivare tardi», racconta l'uomo, «Così, per essere sicuro di raggiungere la destinazione in tempo e senza problemi, ho chiamato un taxi». Come sempre l'uomo era accompagnato da Gas, un labrador nero che da un anno e mezzo lo affianca negli spostamenti quotidiani. «Ma all'arrivo della vettura, la sorpresa è stata amara: il conducente non ha voluto saperne. Mi ha detto di essere allergico al pelo dei cani e che, comunque, sulla sua auto gli animali non erano graditi. Prima che potessi ribattere, è ripartito ed è andato via, lasciandomi in strada». 

IL SECONDO TAXI - A questo punto l'uomo è stato costretto a chiamare nuovamente la centrale dei taxi e a richiedere l’invio di una seconda vettura. «Vigileremo perché episodi come questo non si ripetano e, se necessario, faremo sentire la nostra voce nelle sedi istituzionali» sottolinea l’avvocato Franco Lepore, presidente UICI Torino. Un episodio isolato? Purtroppo sembra di no. «Già in passato», ricorda Rivalta, «avevo assistito a scene simili. A volte, quando mi avvicino a un parcheggio di taxi e i conducenti notano che ho il cane guida, fanno finta di non vedermi. Nei casi peggiori scappano via, nemmeno fossi un appestato». E dire che, nei mesi scorsi, l'UICI di Torino aveva chiesto e ottenuto un incontro con le cooperative che gestiscono il servizio taxi. L'Associazione aveva invitato i conducenti a un atteggiamento più collaborativo e aveva ricevuto precise rassicurazioni, che però, a quanto pare, non sono state sufficienti.