2 maggio 2024
Aggiornato 12:30
Furti in appartamento

Furti nelle case: presi i primi esponenti in Piemonte della mafia georgiana

Una cinquantina i colpi messi a segno dalla banda di georgiani fermata dai carabinieri della Compagnia di Chivasso. In totale sono stati recuperati 500 mila euro di refurtiva, 295 mila euro in contanti e 120 monete d’oro

TORINO - Non avevano scrupoli e svaligiando gli appartamenti si portavano via anche le uova di Pasqua e i salvadanai dei bambini. I carabinieri della Compagnia di Chivasso hanno fermato una banda di georgiani che negli ultimi mesi ha messo a segno almeno 11 furti in appartamento in collina e in centro città, benché sia molto probabile che il numero sia di gran lunga superiore e sfiori la cinquantina. In totale sono otto le persone tratte fermate.

I furti con la famosa «chiave bulgara»
Le indagini dei carabinieri sono iniziate nell'ottobre del 2015 con la comparazione di una serie di furti nella provincie di Torino, Aosta, Alessandria, Cuneo, Asti e Pavia. Sotto la lente d'ingrandimento dei militari sono finiti due distinti gruppi criminali famosi per i furti messi a segno senza effrazioni, con la tecnica della «chiave bulgara». L'attività investigativa ha permesso infine di arrivare alla banda di georgiani che, è stato dimostrato, si è resa protagonista di diversi furti in appartamento. Il bottino era rappresentato da oro, argento, gioielli, cellulari, orologi, denaro, computer, macchine fotografiche e ciò che era palesemente di bambini, come appunto le uova di cioccolato o i salvadanai con poche monetine all'interno.

Dietro i furti la prima banda organizzata di georgiani a Torino
Non dei semplici ladri quindi, ma la prima banda organizzata di georgiani a Torino. I soggetti, appartenenti al clan Cutaisi, in patria erano considerati elementi di spicco della criminalità organizzata. La loro è ritenuta dai carabinieri una comunità estremamente chiusa, autosufficiente e dall'organizzazione paramilitare. I componenti della banda erano soliti mantenere uno stile di vita molto riservato e, praticamente, uscivano di casa solo per commettere i furti. Non agivano mai per caso, anzi. Dietro ogni furto commesso c'era un lavoro di pianificazione svolto nei minimi dettagli: per questo motivo non venivano mai colti sul fatto dai proprietari degli alloggi.

Un indagine complessa, vista «l'invisibilità» della banda
Seguirne i movimenti inoltre non è stato per niente facile, vista l'incredibile velocità di spostamento dei criminali da un appartamento all'altro. La banda non interagiva praticamente mai con la popolazione locale, ma limitava le comunicazioni con connazionali presenti in patria e in altre città italiane come Bari e Milano. Nel momento del fermo, pur provando a scappare, nessun soggetto ha opposto resistenza visto l'imponente numero di carabinieri coinvolti.

Recuperati 500mila euro di refurtiva
I fermi di indiziato di delitto sono stati emessi dalla Procura della Repubblica di Ivrea con urgenza per il timore che gli indagati abbandonassero il territorio nazionale. Le perquisizioni, 10 in totale con il coinvolgimento di 50 carabinieri, hanno permesso di recuperare 500mila euro di refurtiva, 295mila euro in contanti e 120 monete d'oro negli appartamenti di corso Sebastopoli, via Spotorno, via Aosta e via Martinetto. I soggetti avevano nascosto il provento dei furti all'interno dei peluche dei bambini, aperti e ricuciti per l'occasione.