24 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Calcio & Razzismo

Collina: l'arbitro non può sospendere le partite

Il designatore: «La funzione è affidata al responsabile dell'ordine pubblico»

ROMA - L'idea del ministro dell'interno Roberto Maroni di affidare agli arbitri la responsabilità di sospendere le partite in caso di cori razzisti dei tifosi nei confronti dei calciatori in campo si scontra, ha ricordato oggi il designatore dell'AIA Pierluigi Collina «con quanto attualmente previsto delle circolari del Viminale del 2000 e delle successive», attraverso le quali «si affida questa funzione al responsabile dell'ordine pubblico».

Quindi, se Maroni lo vorrà, potrà cambiare le norme. «E gli arbitri non potranno che adeguarsi», ha detto Collina nel corso dell'incontro tenuto oggi a Fiumicino fra i rappresentanti del mondo del calcio italiano. «Anche in Europa l'arbitro è solo una delle componenti della task force che conta un delegato Uefa, il responsabile dell'impianto e il responsabile dell'evento. Per come sono messe le cose, al momento è impossibile interrompere il match con una decisione autonoma. Ma se le norme lo prevedranno, daremo agli arbitri anche questa responsabilità».

Sulla stessa linea anche le considerazioni del presidente dell'associazione italiana arbitri, Marcello Nicchi: «Occorre cautela prima di prendere decisioni e bisogna riflettere prima di caricare gli arbitri di altre eccessive responsabilità. Senza dimenticare che la necessaria premessa è la modifica delle attuali regole». Secondo Nicchi, inoltre, al momento «la persona più indicata per una simile decisione è il responsabile dell'ordine pubblico», perché l'arbitro è pur sempre impegnato nel seguire la partita a «può non vedere uno striscione che invece viene ripreso da una telecamera». Nicchi non si tira però indietro: «Se verrà chiesto un contributo agli arbitri, ci faremo trovare pronti».