29 marzo 2024
Aggiornato 00:00
Alimentazione e salute

Kaki o cachi, tutte le proprietà e benefici di un frutto antistress

Le ultime ricerche scientifiche che hanno valutato le virtù del frutto e delle foglie del kaki. Ricco di antiossidanti, riduce lo stress ossidativo e il rischio di sviluppare forme tumorali anche gravi

Proprietà e benefici dei kaki
Proprietà e benefici dei kaki Foto: Shutterstock

Dolce, morbido e adatto a tutti i palati. Il kaki (o cachi) è uno dei frutti più antichi della storia. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Secondo gli studiosi, infatti, avrebbe almeno duemila anni. La sua provenienza sembra essere la Cina, luogo in cui viene chiamato Shizi. Il suo particolare nome scientifico, Diospyros, proviene dal greco antico e significa grano di Dio.

  • Curiosità: si dice cachi o caco?
    Il nome corretto è kaki o cachi. Anche se l’abitudine di pronunciarlo al singolare – nella nostra penisola – è ormai ben radicata, in realtà il nome corretto sarebbe cachi anche quando ci si riferisce a un singolo frutto. Il termine, infatti, è originario dei Paesi orientali e rievoca il colore arancio sabbia del frutto. Probabilmente proviene dall’antico persiano khâk (polvere) in riferimento ad alcuni terreni riarsi tipici dell’Oriente.

La medicina popolare aveva ragione
Come spesso accade, la medicina popolare aveva ragione. Molte delle sue virtù, infatti, sono state confermate dall’odierna scienza. Tra queste vi sono quelle protettrici dell’apparato cardiovascolare e del sistema immunitario. Non solo il frutto, ma anche altre parti della pianta, sono dotate di effetti terapeutici come veniva asserito dalla tradizione popolare. Secondo alcuni studi recenti, le foglie di kaki hanno un potenziale terapeutico nella prevenzione e nel trattamento dell’arteriosclerosi cerebrale, nel diabete e nell’ipertensione. Inoltre, gli estratti di kaki hanno dimostrato di giocare un ruolo neuroprotettivo contro il danno ischemico. Infine, pare regolare la funzione immunitaria riducendo l’infiammazione.

Potenziali antitumorali
Alcuni studi hanno verificato l’attività antitumorale degli estratti della buccia e del frutto di kaki. Questo ha dimostrato di possedere una buona attività citotossica nei confronti di alcune cellule cancerogene, in particolare in quelle del carcinoma orale umano e il carcinoma a cellule squamose.

  • Una curiosità
    In Giappone il kaki viene utilizzato come ingrediente essenziale per la preparazione di alcuni vini e in particolare di Sakè.

Antiossidanti attivi su cellule leucemiche
Alcuni scienziati hanno voluto valutare gli effetti dell’estratto di kaki su cellule leucemiche. Questi contengono diversi composti fenolici come catechine (C), epicatechina (CE), epicatechingallate (ECG), epigallocatechina (EGC) ed epigallocatechingallate (EGCG). Dai risultati è emerso che le epigallocatechingallate ed epigallocatechina inibiscono fortemente la crescita delle cellule linfoidi di leucemia (Molt 4B) in maniera dose dipendente. Mentre le catechine e le epicatechine le riducono in maniera decisamente inferiore. In sostanza, gli estratti di kaki inibiscono l’apoptosi – la morte cellulare programmata – delle cellule Molt 4B. Un altro studio pubblicato su Oncologiy Reports ritiene che gli estratti in acetone siano in grado di migliorare i casi di leucemia promielocitica acuta.

Aiuta a ridurre la stanchezza e lo stress
Non ci sono molte ricerche scientifiche a riguardo, ma pare che grazie al contenuto di vitamine, minerali – in particolare potassio – e altri preziosi nutrienti essenziali, il kaki possa essere un valido supporto allo stress psico-fisico e alla stanchezza cronica. Via libera, quindi, alle persone sportive, stanche e che mal sopportano i cambi di stagione.

Migliora le funzionalità intestinali
Il kaki, se ben maturo, è un ottimo rimedio naturale per regolarizzare le funzionalità intestinali. Attenzione, però: se è acerbo il contenuto di tannini nel frutto è molto alto e otterresti l’effetto contrario. Affinché esplichi un buon effetto lassativo è dunque bene mangiarne uno o due al mattino durante la colazione, evitando di ingerire sia la buccia che i semi.

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