18 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Malasanità

Vergogna al Pronto soccorso: si faceva a gara tra chi eseguiva i prelievi più dolorosi ai pazienti

Dopo l’ospedale degli orrori a Catanzaro, è la volta dell’ospedale San Bortolo di Vicenza dove due medici e 6 infermieri hanno pensato bene di dar il via a una sfida via WhatsApp sulla pelle dei loro assistiti. Il primario: «Se ne vadano»

Prelievi choc all'ospedale di San Bartolo
Prelievi choc all'ospedale di San Bartolo Foto: Shutterstock

VICENZA – Sembra che la Sanità italiana voglia proprio far riparlare di sé nel modo peggiore possibile. Dopo l’ospedale degli orrori di Catanzaro, ecco arrivare la vergogna delle sfide tra medici e infermieri dell’ospedale San Bortolo di Vicenza che facevano a gara su chi prelevava il sangue ai pazienti nel modo più doloroso.

Un vergognoso primato
Quello di vincere la competizione su chi riusciva a infilare il maggior numero di dolorose cannule o aghi sui malcapitati pazienti dell’ospedale è un vergognoso primato. Eppure, anche se si stenta a crederci è proprio quanto scoperto dopo che 2 medici e 6 infermieri sono stati colti scambiarsi i resoconti delle loro ‘prodezze’ via WhatsApp, la famosa chat per dispositivi mobili.

Era solo un gioco
Anche se in prima battuta il primario dell’ospedale aveva minimizzato, dichiarando che si trattava solo di un ‘gioco’, sul sito de ilgiornaledivicenza.it sono riportati alcuni dei messaggi scambiati dai sanitari: «Come va la sfida grigi contro arancioni?», domanda un infermiere. «2 arancio 1 grigio. Il dottor XX è a un prelievo senza cannula», risponde un collega. «Ma come, un prelievo senza cannula!! Deludente, deludente», è il commento degli altri appartenenti al gruppo. Delusione riscattata subito dopo dal messaggio del medico: «Infilato un arancio, or ora. Malfidati». «Sì, ma il punteggio complessivo com’è? Se non ho capito male… 2 arancio e un grigio contro 1 arancio. Ci vuole un rimontone». Ed ecco che questo non si fa attendere: «Lombosciatalgia, 3 vie in succlavia e vittoria a mani basse», è l’annuncio di un altro infermiere.

Gli amici di Maria
Il gruppo creato dagli operatori dell’ospedale è stato chiamato ‘Gli amici di Maria’, dopo che si deciso di dare vita alla sfida durante una cena tra ‘amici’. La sfida prevedeva la vincita da parte di chi avesse utilizzato più cannule o aghi durante i prelievi. Ma, soprattutto, che fossero il più grosse possibile, in modo che fossero il più dolorose per il paziente. E più era grande la cannula o l’ago, maggiore era il punteggio.

La confessione
La triste gara sarebbe continuata non si sa fino a quando, se uno dei medici coinvolti non si fosse pentito e avesse poi avvertito il primario dell’ospedale, dott. Vincenzo Riboni. A seguito della confessione è partita l’indagine interna, seguita da una procedura sanzionatoria interna all’ospedale. In prima battura il fattaccio si conclude con due richiami e sei assoluzioni. Tutto questo nonostante siano seguiti degli accertamenti da parte dell’Ulss 6 Vicenza, in cui purtroppo non sono stati trovati riscontri. Il procedimento disciplinare infatti che si è concluso con rapidità (forse troppa), poiché limitato dalle poche prove raccolte. Il Direttore Generale della Ulss 6, Giovanni Pavesi tuttavia rassicura, dichiarando: «Abbiamo inoltre trasmesso tutta la documentazione agli Ordini Professionali competenti».

Ma non è finita qui
Il Direttore Generale dell’Ulss 6 intende comunque chiarie la faccenda. «È una vicenda di estrema gravità – dichiara – al di là del fatto che gli episodi siano effettivamente avvenuti o meno. Non appena ne siamo venuti a conoscenza ci siamo immediatamente attivati, portando avanti con determinazione una doppia azione». Quanto ai malcapitati pazienti, il dott. Pavesi fa sapere che il suo pensiero «va innanzitutto ai cittadini e in particolare a quelli che possono essere stati oggetto della vicenda, ai quali vanno le scuse di tutta l’Azienda». Ci sarà un’indagine della Procura? Ancora non si sa, ma il Procuratore di Vicenza, Antonino Cappelleri, potrebbe decidere in merito dopo che avrà visionato la segnalazione dell’avvocatura regionale con i dati acquisiti dal segretario generale regionale per la sanità. Intanto, il primario Vincenzo Riboni ha rilasciato una nuova dichiarazione in cui precisa: «Non ho paura dei sindacati e di chiunque. È vergognoso che aleggi il timore di qualcosa. Non ho niente da nascondere e da temere. Io mi aspetto che i responsabili vengano allontanati. Queste persone non sono più idonee sul piano etico a lavorare in un reparto come questo. Anzi farebbero bene ad andare via spontaneamente. Senza problemi e senza remore. Li invito a cambiare, a trasferirsi altrove».