28 agosto 2025
Aggiornato 10:30
Malasanità

Orrore in corsia: a Reggio Calabria aborti senza consenso, bimbi morti e gravi lesioni

Medici e infermieri indagati a Reggio Calabria per l’ospedale degli orrori, dove si procuravano aborti senza consenso, gravi lesioni ai ricoverati e morti di bimbi

Orrore in un ospedale di Reggio Calabria
Orrore in un ospedale di Reggio Calabria Foto: Shutterstock

ROMA – Sono 11 le misure cautelari nei confronti di medici e infermieri in servizio nei reparti di ostetricia e ginecologia, di neonatologia e di anestesia del presidio ospedaliero ’’Bianchi- Melacrino-Morelli’’ di Reggio Calabria. Nello specifico, sono 4 i medici agli arresti domiciliari, 7 misure interdittive dell’esercizio della professione medica a carico rispettivamente di 6 medici e di una infermiera. I provvedimenti sono giunti al seguito dell’accertamento della «esistenza di una serie di gravi negligenze professionali e di assoluta freddezza e indifferenza verso il bene della vita che di contro dovrebbero essere sempre abiurate dalla nobile e primaria funzione medica chiamata a salvare gli altri e non se stessi».

L’orrore in corsia
L’operazione delle Fiamme Gialle del comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, hanno portato alla luce fatti degni di un film dell’orrore. Agli indagati sono stati contestati i reati di falso ideologico e materiale, nonché di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri e di interruzione della gravidanza senza consenso della donna. Ma non è tutto, perché questi gravi accertati episodi riguardano in due diversi casi anche il decesso di due neonati, le lesioni irreversibili per un altro bimbo dichiarato invalido al 100%, i traumi e le crisi epilettiche e miocloniche subìte da una partoriente. E poi il procurato aborto di una donna non consenziente e anche le lacerazioni strutturali ed endemiche di parti intime e connotative di altre pazienti.

Gli intoccabili
Il procuratore capo della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Cafiero de Raho, ha spiegato in conferenza stampa che siamo di fronte a «prassi degenerative, quei comportamenti in cui si ritiene di poter proseguire perché il settore è ritenuto un settore intoccabile. Quello degli intoccabili è un argomento che io credo debba essere messo da parte un po’ alla volta: stiamo intervenendo in tutti i settori, perché nessuno pensi di essere intoccabile. Questa volta è la sanità, ma io credo che su questo sicuramente non ci fermeremo».

Omertà
Quello che si era creato nel presidio ospedaliero era un vero e proprio clima di omertà, o come meglio definito dagli inquirenti, «un sistema di copertura illecito, condiviso dall’intero apparato sanitario». Il motivo, semplice quanto inquietante, era coprire le azioni illegittime e gli errori per evitare le conseguenti responsabilità, soprattutto giudiziarie.

L’indagine
Le indagini sono partite a seguito di alcune intercettazioni telefoniche nell’ambito di un procedimento penale che riguardava una serie di soggetti gravitanti a vario titolo nell’orbita della cosca reggina di ‘ndrangheta De Stefano. In base alle intercettazioni attivate su un’utenza intestata alla Azienda Ospedaliera e in uso al ginecologo Alessandro Tripodi, nipote di Giorgio De Stefano, è emerso come si fossero consumati numerosi episodi di malasanità. Episodi ascrivibili a reati di colpa medica e di falsità in atto pubblico da parte del personale. Le azioni conseguenti e rivolte a coprire le responsabilità conseguenza degli errori medici commessi, il personale sanitario in combutta procedeva nel manipolare e falsificare la relativa cartella e a mettere in atto una serie di procedure di copertura.