29 marzo 2024
Aggiornato 13:00
La febbre di origine sconosciuta, o Fuo, si può trattare

Febbre di origine sconosciuta per 20 bambini su 100, nasce il centro per la cura

Al Policlinico dell’Università degli Studi di Milano nasce un centro dedicato alla febbre di origine sconosciuta o FUO, un problema che interessa 20 bambini su 100

MILANO ─ Si chiama FUO (Fever of Unknown Origin), ed è la febbre di origine sconosciuta. Si caratterizza per un’elevazione della temperatura corporea al di sopra di 37,9 °C. E può persistere per settimane senza un’apparente spiegazione. Per intervenire in questi casi, è stato da poco inaugurato un centro specializzato presso l’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura del Policlinico dell’Università degli Studi di Milano, diretta dalla prof.ssa Susanna Esposito.

Genitori in allarme
La FUO nei bambini è una di quelle manifestazioni febbrili che mette in allarme i genitori. Tuttavia è una condizione molto comune in età pediatrica. Nella maggior parte dei casi si ritiene avere una causa di facile riconoscimento: tra queste le infezioni respiratorie o intestinali ─ come dimostrato da un recente studio condotto dal Policlinico di Milano. Ma in circa il 20 per cento dei piccoli pazienti, l’innalzamento della temperatura resta senza apparente spiegazione, anche dopo un’accurata anamnesi e un’attenta valutazione dei dati obiettivi. Sono questi i casi più complessi, quelli che richiedono un intervento tempestivo: febbri periodiche o ricorrenti possono essere la spia di malattie autoinfiammatorie o autoimmuni.

Le malattie che si nascondono dietro
«La febbre è un sintomo molto frequente in pediatria soprattutto nei primi mesi e nei primi anni di vita, quando le malattie infettive ne rappresentano la causa preponderante ─ spiega la prof.ssa Susanna Esposito, Direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano e Presidente WAidid, Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici ─ Quando, però, la febbre è periodica o ricorrente potrebbe essere la manifestazione di una patologia potenzialmente infausta, come può essere una malattia autoinfiammatoria o autoimmune, che deve essere condotta nel modo più tempestivo e preciso possibile. A tal fine abbiamo attivato presso la nostra Unità di Pediatria il nuovo centro dedicato ai bambini affetti da FUO, un ambulatorio specializzato nel trattamento dei soggetti a rischio o che necessitano un iter diagnostico-terapeutico complesso».

Più problemi sotto i 3 anni d’età
I casi di febbre di origine sconosciuta sono più difficili da diagnosticare nei bambini di età inferiore ai 3 anni. In particolare questo accade quando non vi siano sintomi o reazioni evidenti. Come invece avviene in presenza di malattie autoinfiammatorie associate a febbre periodica, si assiste a un completo benessere del bambino nei periodi che intercorrono tra un episodio febbrile e l’altro. «Una tempestiva diagnosi dei casi di FUO ─ precisa Susanna Esposito ─ è fondamentale per individuare la terapia più adeguata e per evitare ciò che era la regola fino a un decennio fa, quando un piccolo paziente veniva sottoposto a una lunga serie di esami e immediatamente trattato con antibiotici: con il risultato di un iter diagnostico-terapeutico complesso e pesante per bambini e genitori».

Malattie rare
Recenti evidenze scientifiche hanno provato che la FUO può anche essere sintomo di patologie rare a eziopatogenesi non completamente nota, come per esempio la malattia di Kawasaki, una vasculite acuta sistemica che colpisce i vasi di medio e piccolo calibro di tutti i distretti dell’organismo, autolimitante, e probabilmente multifattoriale. È una malattia rara, che nell’80 per cento dei casi colpisce neonati e bambini di età inferiore ai 5 anni, con una lieve preponderanza per il sesso maschile. La malattia di Kawasaki è caratterizzata da febbre per oltre 5 giorni, associata a 4 o più dei seguenti segni o «criteri clinici»: iperemia congiuntivale bilaterale non secretiva, alterazioni delle labbra e della mucosa orale, anomalie delle estremità, rash cutaneo polimorfo e linfoadenopatia cervicale acuta non purulenta. Nelle forme complete, però, i segni clinici caratteristici compaiono in successione nell’arco di 1-2 settimane e pertanto all’esordio è spesso difficile sospettare la malattia.

Le complicanze da temere
Tra le complicanze più temibili vi sono gli aneurismi coronarici, la cui incidenza viene ridotta dal 15-25 per cento a meno del 5 per cento, quando i pazienti sono trattati con immunoglobuline entro il decimo giorno dall’esordio della febbre. La durata della malattia oscilla fra le quattro settimane e i tre mesi ma, a causa delle complicazioni vascolari, potrebbe essere necessario monitorare le condizioni cardiache anche negli anni a seguire.

Dove e quando
L’ambulatorio dedicato alla FUO, attivato presso l’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura del Policlinico dell’Università degli Studi di Milano, è aperto tutti i lunedì dalle 14.00 alle 16.30: per appuntamenti bisogna chiamare il numero 02/55035575.