29 marzo 2024
Aggiornato 15:00
Gli esperti sono concordi

Migliorare la vista e la plasticità del cervello: basta un po’ di sport

Fare attività fisica fa bene al corpo e alla mente, ma promuove anche la plasticità del cervello e migliora la vista.

ROMA – L’esercizio fisico è un toccasana per il corpo e la mente, e questo ormai è un dato di fatto. Gli esperti sono tutti concordi che fare movimento migliora la salute muscolare, cardiovascolare e del cervello, preservando le capacità cognitive e anche la resistenza all’invecchiamento. Quello che però ancora non si sapeva era se e in quale misura l’attività motoria potesse anche agire sui processi di plasticità cerebrale, ovvero la capacità dei circuiti del cervello di adattarsi in risposta agli stimoli ambientali.

La chiave nel sistema visivo
A indagare sugli effetti del movimento sull’organismo sono stati i ricercatori Alessandro Sale dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr) di Pisa e Claudia Lunghi del Dipartimento di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell’Università di Pisa. Gli autori della ricerca, pubblicata su Current Biology, si sono focalizzati sul sistema visivo e, in particolare, su un fenomeno chiamato rivalità binoculare. «Quando i nostri occhi vedono due immagini diverse, il cervello va in confusione e, per uscire dall’impasse, privilegia ora l’uno ora l’altro dei due segnali – ha spiegato il dott. Sale – Quindi se vengono inviati stimoli contrastanti (per esempio linee orientate in modo diverso) ai due occhi di un soggetto, egli riporterà una continua alternanza delle due immagini, che verranno percepite per una durata temporale che è funzione della forza dell’occhio a cui lo stimolo è presentato».

Questione di occhi
Secondo gli scienziati è la durata della percezione del segnale a indicare la plasticità della corteccia visiva adulta – così come mostrato da un precedente studio della Lunghi. «Abbiamo dimostrato che se si chiude per circa due ore l’occhio dominante, lo stimolo proiettato all’occhio che era stato chiuso sarà percepito per tempi più lunghi – sottolinea la ricercatrice – In pratica chiudere un occhio non indebolisce la forza attribuita ai segnali che gli vengono inviati, anzi la potenzia».

La plasticità del cervello
La nuova ricerca ha inteso osservare la plasticità del cervello quando si svolge un’attività motoria. «Abbiamo testato gli effetti di due ore di bendaggio di un occhio su 20 soggetti adulti in due diverse condizioni sperimentali: in una i soggetti stavano seduti durante le due ore di bendaggio e nell’altra pedalavano su una cyclette – racconta la dott.ssa Lunghi – I risultati sono sorprendenti: quando i soggetti svolgevano attività motoria gli effetti del bendaggio monoculare sono apparsi molto più marcati, con un notevole potenziamento della risposta agli stimoli presentati all’occhio che era stato chiuso rispetto all’analoga risposta osservata quando erano stati a riposo».

Implicazioni in campo clinico
Gli autori dello studio ritengono che i risultati hanno importanti applicazioni in campo clinico per una patologia molto diffusa e incurabile: l’occhio pigro o ambliopia. Le evidenze suggeriscono che l’esercizio fisico volontario può essere una via promettente per stimolare la plasticità visiva in maniera fisiologica e non invasiva. Sebbene i meccanismi alla base del fenomeno sono in fase di studio, gli esperti sono ottimisti. «Una delle possibili spiegazioni parte dall’osservare che la chiusura temporanea di un occhio riduce nella corteccia visiva i livelli di un neurotrasmettitore inibitorio per il sistema nervoso (Gaba) – affermano i ricercatori – Ipotizziamo quindi che attraverso l’attività motoria si ottenga un’ulteriore diminuzione di questa molecola, incrementando la plasticità».

Più «plastici» nell’infanzia
Si ritiene che la plasticità del cervello tocchi il massimo durante lo sviluppo per poi diminuire drasticamente nell’età adulta. «Questo studio rappresenta la prima dimostrazione degli effetti dell’attività motoria sulla plasticità del sistema visivo e ci porta a considerare l’esercizio fisico non solo come un’abitudine salutare, ma anche come un aiuto per il cervello a mantenersi giovane», concludono i ricercatori.