Il bimbo ha la febbre alta? Niente panico con il decalogo degli esperti
I pediatri stilano le dieci regole per affrontare la febbre nel bambino, per non farsi prendere dal panico e risolvere al meglio la situazione
ROMA – Quando il bimbo ha la febbre, specie se alta, spesso i genitori si agitano. Ma non bisogna farsi prendere dal panico, perché c’è un motivo per cui accade questo e, soprattutto, osservando le 10 regole consigliate dagli esperti possiamo assicurare una migliore salute e un più rapida soluzione del problema.
Uno studio specifico
Gli esperti, guidati da Maurizio de Martino, ordinario di pediatria all’Università di Firenze e direttore del dipartimento di Pediatria internistica ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, hanno condotto uno studio in cui si è osservato come proprio nei bambini spesso la febbre diviene alta. Per così assistere i genitori che possono essere preoccupati, i pediatri hanno stilato un decalogo con semplici regole che ognuno può seguire. «Con poche e semplici regole – spiega il dott. de Martino – è possibile risolvere nella stragrande maggioranza dei casi il problema febbre: come misurarla, valutarne la causa, decidere quindi come intervenire velocemente sulle cause e con quali cure dopo aver naturalmente avvisato il medico pediatra».
Un fatto naturale
«La febbre – prosegue Maurizio de Martino – esiste negli animali da 40 milioni di anni ed è presente in tutte le specie, incluse quelle più in basso nella scala zoologica. Quando un fenomeno biologico è mantenuto a lungo in tutte le specie, vuol dire che è indispensabile per la sopravvivenza. E la febbre lo è, perché a temperatura febbrile funzionano meglio i meccanismi immunologici e funzionano peggio virus e batteri».
Senza febbre è peggio
«I medici sanno che è brutta la prognosi di bambini con infezioni gravi ma che non sviluppano febbre – sottolinea de Martino – E sanno anche che abbassare la febbre comporta regolarmente un allungamento delle condizioni infettive. Mentre l’utilizzo dell’antibiotico, essendo sotto controllo medico pediatrico è, almeno in teoria, più gestibile e controllabile. L’antipiretico invece è disponibile in farmacia come farmaco da banco e quindi senza controllo. L’abuso di questa sostanza si verifica spesso proprio nei casi di «panico da febbre», con grande superficialità da parte degli adulti, soprattutto se lo somministrano ai figli piccoli, e con altrettanti rischi per la salute. L’antipiretico di prima scelta è il paracetamolo (con dosaggio di 60 mg/kg/giorno, suddiviso in 4 dosi – da somministrare ogni 6 ore), è l’unica possibilità di cura, ma deve essere impiegato soltanto quando la febbre si associa a condizioni di malessere e dolore (mal di testa, dolori muscolari, dolori articolari). Se il bambino è febbrile, ma sta bene, somministrare l’antipiretico è un errore molto grave».
Le 10 regole per non sbagliare
Ecco le dieci regole redatte dai pediatri, che possono risolvere nella maggioranza dei casi il problema febbre.
1. Per la misurazione impiegare solo il termometro elettronico digitale, e solo sotto l’ascella: è lo strumento migliore di misurazione della temperatura corporea. La via rettale è causa di sconforto e anche di incidenti;
2. Far visitare in giornata il lattante febbrile, perché è frequente la possibilità di infezione batterica grave;
3. Se la febbre non si abbassa non intestardirsi con l’antibiotico: non sempre la febbre è causata da un’infezione;
4. Rispettare le dosi prescritte dal medico o indicata nel foglio illustrativo;
5. Rispettare i tempi di assunzione indicati dal medico, senza prolungarli o accorciarli;
6. 90 minuti. Questo è il tempo massimo entro il quale deve essere atteso l’effetto dell’antipiretico;
7. La via di somministrazione è sempre quella orale, salvo casi rari;
8. No ai «rimedi della nonna»: spugnature, ghiaccio, o pezzette sono non solo inutili (la febbre è un innalzamento centrale e non periferico della temperatura corporea), ma anche controproducenti: causano brivido e quindi innalzamento della temperatura e malessere nel bambino (che ha già i guai suoi per la malattia in corso);
9. La crescita dei dentini non provoca febbre: non esiste cioè la febbre da eruzione dentaria;
10. Attenzione alla malaria se il bambino febbrile è di ritorno da un Paese a endemia malarica.