24 maggio 2025
Aggiornato 14:00
I tagli alla sanità mettono a rischio la salute

Diagnosi a rischio, tagliate un quarto delle unità complesse

Gli ennesimi tagli alla sanità mettono a rischio un quarto delle unità complesse, indispensabili strumenti per la diagnostica di malattie, anche gravi, specie nel settore gastroenterologia

ROMA – Il nuovo accordo raggiunto ieri tra le Regioni italiane e il Governo mette in serio pericolo l’attività delle unità complesse. A tal proposito, il presidente dell’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (AIGO) Antonio Balzano si dice molto preoccupato per i cittadini e la salute

DIAGNOSI IN PERICOLO – «Siamo molto preoccupati per questo ulteriore taglio di 2 miliardi alla sanità italiana – dichiara il dott. Antonio Balzano – infatti, un grande sacrificio era già previsto dal Patto per la salute che prevede che tra il 20 e il 25% delle unità operative complesse sia eliminato mediante accorpamenti o trasformazione in unità operative semplici». Una situazione che rischia di divenire drammatica. «Saranno colpite anche le gastroenterologie, unità che trattano malattie di grande rilevo tanto da rappresentare la 1°-2° causa di ricovero ospedaliero (1,5 milioni di ricoveri/anno) e che sono indispensabili per la diagnosi precoce di patologie anche molto gravi – prosegue Balzano – Addirittura in alcune realtà regionali, come per esempio il Lazio, la ristrutturazione prevede di scorporare l’attività di endoscopia dalle unità di gastroenterologia: una decisione dalle ricadute sulla qualità di cura molto gravi, paragonabili a quelle che si potrebbero avere privando il cardiologo dell’elettrocardiografia».

LA SOLUZIONE CI SAREBBE – Secondo l’AIGO una soluzione ci sarebbe. «Come invece ridurre le spese senza mettere a rischio la qualità del servizio? – spiega il dott. Balzano – Indirizzando sempre il paziente verso la struttura più adatta, attraverso la creazione di una rete clinica per la cura delle malattie dell’apparato digerente e di un percorso declinato per livelli di complessità clinica e procedurale. Inoltre, mantenendo la media di 3,6 posti letto per 100.000 abitanti e ridistribuendo i letti laddove sono più necessari». Insomma, se si vuole, un modo per tagliare le spese e mantenere i servizi per i cittadini c’è. Speriamo se ne tenga conto.