In Italia si muore meno in gravidanza e parto
Secondo una classifica mondiale pubblicata dalla rivista «The Lancet». In trent'anni un calo del 34%
ROMA - In trent'anni la mortalità delle donne durante la gravidanza e il parto è diminuita da 526.300 casi (nel 1980) a 342.900 (nel 2008), vale a dire del 34% circa. «Per la prima volta, nel corso di una generazione, si assiste a un costante e positivo miglioramento», scrivono nelle loro conclusioni gli autori del rapporto pubblicato dalla rivista The Lancet. A questa prima, buona notizia, se ne accompagna un'altra: l'Italia, con una percentuale di 3,9 decessi ogni 100mila nati vivi, guida la classifica dei Paesi con la minore mortalità (nel 1990 erano 7,4); seguono la Svezia, il Lussemburgo e l'Australia; l'Afghanistan, invece, chiude la classifica.
Millenium Development Goal - L'indagine - svolta nell'ambito del Millennium Development Goal (MDG-5) dall'Institute for Health Metrics and Evaluation diretto dal dottor Christopher Murray - è stata condotta su 181 Paesi con un data base di 2.651 studi di mortalità materna (con questo termine si intende un periodo compreso tra la gravidanza, il parto e i 42 giorni successivi), tenendo conto dei registri dell'anagrafe ai dati sul censo fino a sondaggi e studi autoptici. Il dato medio globale passa da 422 decessi di madri ogni 100mila nascite nel 1980, a 320 nel 1990, fino a 251 nel 2008.
Sei paesi da soli (India, Nigeria, Pakistan, Afghanistan, Etiopia e Repubblica democratica del Congo) contano la metà delle morti materne. L'Hiv è la causa principale della mortalità, in particolare nell'Africa sub-sahariana. Senza il virus dell'Aids, nel 2008, il numero di decessi scenderebbe da 342.900 a 281.500.
Un dato è particolarmente inquietante: diversi paesi cosiddetti ricchi registrano un incremento della mortalità materna, in particolare gli Stati uniti, la Danimarca, l'Austria, il Canada e la Norvegia. La Gran Bretagna è al 23esimo posto con un tasso di 8,2 decessi ogni 100mila nascite, uguale a quello di venti anni fa. La Gran Bretagna, come sottolinea oggi il Guardian, è dietro a paesi come l'Albania, la Polonia e la Slovacchia, oltre che dietro a tutti i paesi dell'Europa occidentale. Un dato che viene spiegato con l'invecchiamento medio delle madri e il crescente tasso di obesità nel Paese.