7 maggio 2024
Aggiornato 00:30

Procreazione, Mons. Sgreccia: Bene Vigevano

«Siamo fuori dall'umano. Ma non c'entra incertezza consenso preventivo, manca presupposto»

Città del Vaticano - Soddisfazione per la decisione del Tribunale di Vigevano che ha negato a una donna l'autorizzazione all'inseminazione artificiale perché il marito è in coma, arriva da monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, sul caso della donna di Vigevano che vuole un figlio dal marito in coma. «La mia posizione e dunque quella cattolica - dice ad Apcom - è di contrarietà a ogni tipo di procreazione artificiale. Per noi la procreazione si ha ogni volta che c'è un atto responsabile e cosciente da parte di due sposi».

«Qui manca ogni presupposto - spiega l'arcivescovo - perché uno dei due sposi non è in grado di procreare e non basta che abbia dato il consenso preventivo. Siamo fuori da ogni contesto umano e consapevole». Per monsignor Sgreccia, «l'atto procreativo non è un atto puramente biologico, deve essere cosciente nel momento in cui si pone da entrambe le parti, esplicito e personale. Qui manca il presupposto e siamo fuori da ogni logica».

Se da una parte, tuttavia, monsignor Sgreccia accoglie con soddisfazione la decisione finale del Tribunale di Vigevano, dall'altra critica il motivo del rigetto dell'autorizzazione. «Il Tribunale porta come ragione che non si è sicuri del consenso preventivo dato dal marito in coma - conclude Sgreccia - per noi, invece, non è sufficiente questo, perché manca proprio l'atto procreativo».