23 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Governo

Il decreto sicurezza divide il governo: gelo della Lega e polemiche nel M5s

Il Movimento apre nel Governo il «fronte prescrizione» ma arriva comunque il primo sì al dl «leghista». Ma il dissenso dei pentastellati non rientra

Luigi Di Maio e Matteo Salvini
Luigi Di Maio e Matteo Salvini Foto: Angelo Carconi ANSA

ROMA - Mentre a Palazzo Madama è ancora aperta la partita sul decreto sicurezza caro a Matteo Salvini con il dissenso dei 4 senatori M5s che non rientra, nella maggioranza si apre un altro fronte delicato: quello sulla prescrizione. Ampiamente annunciata dal ministro della Giustizia, il pentastellato Alfonso Bonafede, la riforma della prescrizione si è materializzata in un emendamento al ddl spazzacorrotti nelle commissioni riunite Giustizia e Affari Costituzionali alla Camera. La proposta di modifica prevede che il corso della prescrizione rimanga sospeso «dalla pronunzia della sentenza di primo grado o del decreto di condanna fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o della irrevocabilità del decreto di condanna». Quindi anche in caso di assoluzione in primo grado e per qualsiasi tipo di reato. Dalla Lega è il gelo.

Il gelo della Lega
Il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, esponente del Carroccio, liquida i giornalisti dicendo che deve leggere l'emendamento, approfondire. Ma il testo è di poche righe. Inequivocabili. Guardando i festeggiamenti dei pentastellati a suon di tweet e comunicati per la loro «battaglia storica» da un lato e il silenzio della Lega non è difficile intuire che si tratta di un'altra misura non concordata dai contraenti di governo. Tanto che non è il Guardasigilli in persona a presentare l'emendamento bensì i relatori, entrambi M5s, Francesco Forciniti e Francesca Businarolo. «Non mi risultano mal di pancia della Lega, considerando che gli interventi sulla prescrizione erano nel contratto di governo», dice Bonafede ospite di «Otto e mezzo» su la 7.

La questione della prescrizione
In realtà nel contratto di governo, al capitolo Giustizia, il capoverso dedicato alla prescrizione è piuttosto generico: «È necessaria una efficace riforma della prescrizione dei reati, parallelamente alle assunzioni nel comparto giustizia: per ottenere un processo giusto e tempestivo ed evitare che l'allungamento del processo possa rappresentare il presupposto di una denegata giustizia». Insomma ci sarà certamente bisogno di un supplemento di riflessione politica tra M5s e Lega, soprattutto se il Carroccio non vuole scontentare Forza Italia che si è scagliata - insieme a una parte del Pd - con veemenza contro l'emendamento pentastellato. D'altronde i dubbi della Lega sull'intero ddl spazzacorrotti, una delle leggi bandiera di Di Maio, sono noti dal giorno dell'approvazione in Cdm, all'inizio di settembre, senza il voto di Matteo Salvini, assente.

Il M5s tra Salvini e i «dissidenti»
Per ora comunque gli occhi del ministro dell'Interno sono puntati sul decreto sicurezza che al Senato ha ottenuto il via libera della commissione Affari Costituzionali nonostante il dissenso di 4 senatori M5s Paola Nugnes, Matteo Mantero, Gregorio De Falco e Elena Fattori. «La valutazione finale la faremo in aula», dove il testo approda lunedì 5 novembre, spiega Nugnes. Molto dipenderà dalla decisione del governo di porre o meno la questione di fiducia. In tal caso è probabile che resti in piedi solo il no di De Falco e Mantero che oggi ha affidato a un lungo post su facebook le sue ragioni: «Se il mio contributo non sarà più ritenuto utile se il mio punto di vista sarà visto come un peso invece che come un valore, se si deciderà che dialogo, dibattito e condivisione sono un disvalore per il Movimento, sono pronto a fare un passo indietro». Mantero spiega anche di non poter votare il decreto sicurezza così com'è e avverte che «appiattendoci sulle posizione della Lega perdiamo la nostra identità, mettiamo in forse i nostri valori di libertà e inclusione e lasciamo campo aperto alla Lega che sta accrescendo i suoi consensi e pretenderà sempre di più di farla da padrone».

Cosa accadrà nel M5s?
La questione dissidenti non sembra impensierire più di tanto gli uomini pentastellati al governo. «Non è prevista nessuna espulsione. Nel M5s c'è una linea, e c'è un programma. Chi non vota le leggi se ne assume le proprie responsabilità. Nulla di nuovo sotto il cielo. I ranghi sono serrati», dice Di Maio. Bonafede si dice convinto che «si troverà la quadra» e il sottosegretario Vito Crimi, in una pausa dei lavori del dl Genova, spiega che «sarebbe inopportuno mettere a rischio grandi obiettivi come i vitalizi, quota 100 e altri perché non si condivide una cosa di una legge. Il dissenso rientrerà». E a chi gli chiede se sono possibili espulsioni come nel 2013, risponde ironico: «Siamo al governo da quattro mesi, diamoci tempo...».