23 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Legittima difesa

Cosa c'è di vero nel contratto tra Salvini e la 'lobby delle armi'

Per Repubblica la legge, ancora solo in programma, sulla legittima difesa sarà scritta «a quattro mani» con la 'lobby delle armi'. Ma la realtà è diversa

Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, alla festa della Lega a Oppeano (Verona)
Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, alla festa della Lega a Oppeano (Verona) Foto: ANSA/FILIPPO VENEZIA ANSA

ROMA - Della legge sulla legittima difesa non c'è ancora nemmeno una bozza. Eppure Repubblica l'ha già definita «scritta a quattro mani» con la 'lobby delle armi'. Tutto perché lo scorso 11 febbraio, in piena campagna elettorale, Matteo Salvini ha firmato un documento - e non un «contratto» - articolato in otto punti come impeno pubblico a «coinvolgere e consultare» il Comitato Direttiva 477 e le altre associazioni di comparto «ogni qual volta siano in discussione provvedimenti che possano influire sul diritto di praticare l'attività sportiva con armi e/o venatoria», o su quello più generale «a detenere e utilizzare legittimamente a qualsiasi titolo armi, richiedendone la convocazione presso gli organi legislativi o amministrativi in ogni caso si renda opportuno udirne direttamente il parere». Nel mirino è finito il Comitato D-477, un'associazione che «tutela i privati cittadini che hanno armi da fuoco».

Cos'è il Comitato D-477
Intervistato su Repubblica, il presidente del Comitato D-477 non prende le distanze dal termine 'lobby', «una parola che non ci spavenga affatt» ha spieato Magnani. Ma una 'lobby' non deve necessariamente fare qualcosa di illegale: «Noi difendiamo solo i diritti di molte persone perbene, diritti che sono stati erosi da leggi scritte in malafede». A fare scalpore il fatto che tra gli sponsor del comitato di sia la Brownells, filiale italiana della Brownells inc, multinazionale il cui CEO, Pete Brownell, nel 2017 è stato eletto presidente della National Rifle Association americana, che ha sponsorizzato la scalata di Trump. «Ma al di là del banner, il rapporto con la Nra è ancora embrionale», precisa Magnani.
 
Il 'contratto' è stato firmato dal 'centrodestra'
Un foglio con carta intestata firmato da Matteo Salvini in qualità di 'candidato premier' a nome della Lega. L'assunzione «pubblica» di un «impegno a tutela dei detentori legali di armi, dei tiratori sportivi, dei cacciatori e dei collezionisti di armi». La 'locatio' della firma: l'Hit Show di Vicenza. Con lui, otto esponenti della Lega, due di Fratelli d'Italia e due di Forza Italia a dimostrare che l'impegno è stato assunto non da Matteo Salvini ma in generale dall'allora coalizione di centrodestra. Nel mirino soprattutto il punto 8 dell'accordo, volto a «tutelare prioritariamente il diritto dei cittadini vittime di reati a non essere perseguiti e danneggiati (anche economicamente ) dallo Stato e dai loro stessi aggressori». Chiaro il riferimento al caso Stacchio volto a tutelare chi vuole difendersi in casa propria o nel proprio negozio. Ed è in questo senso che va letto il disegno di legge leghista depositato in Commissione Giustizia al Senato che punta alla modifica l'articolo 52 del Codice penale, introducendo proprio la «presunzione di legittima difesa».