29 marzo 2024
Aggiornato 16:00
Mamma Ebe

Mamma Ebe ci ricasca: guarigioni con «pomate miracolose»

Mamma Ebe, la santona degli anni ’80, ci ricasca e continua a svolgere l’attività abusiva di professione medica. Nel mirino una donna che non riusciva a concepire

Mamma EBE e la sua pomata miracolosa - In foto Carabinieri all'interno dell'abitazione di Giorgini
Mamma EBE e la sua pomata miracolosa - In foto Carabinieri all'interno dell'abitazione di Giorgini Foto: ANSA/LUCA CASTELLANI ANSA

FORLÌ CESENA - Errare è umano: perseverare è diabolico. Ed è quello che è accaduto a Mamma Ebe o Gigliola Giorgini, ormai 83 enne. Forse molti di voi ricorderanno gli episodi accaduti negli anni ’80, nei quali la donna si era auto-promossa guaritrice miracolosa. La santona, però, ha fatto parlare ancora di sé a causa di una pomata che sarebbe in grado di donare la fertilità a tutte le donne che non ce l’hanno. Ovviamente semplicemente spalmandone una piccola quantità sul ventre. Per far luce sulla questione è intervenuta la polizia di stato di Forlì Cesena che ha aperto l’ennesima indagine nei suoi confronti. A quanto pare, la sua veneranda età non le ha impedito di continuare a esercitare abusivamente la professione medica. A finire sotto le sue grinfie questa volta c’è una giovane donna che pare essere stata costretta dal marito a sottoporsi alle sue cure miracolose.

La vicenda
Una donna di 37 anni pare essere stata praticamente obbligata dal marito 35enne a sottoporsi alle magiche cure di Mamma Ebe - anche se ormai sarebbe più corretto dire Nonna Ebe. La donna, per ottenere la tanto anelata fertilità, avrebbe interrotto le cure tradizionali che seguiva da tempo, comprese le pratiche per la fecondazione assistite e, in ultima analisi, quelle per un’eventuale adozione. Ed è così che da cliniche e centri medici si trova catapultata nelle colline di Cesena, luogo in cui sorge il tempio della Giorgini.

Una vittima incompresa
Secondo il marito della donna, Mamma Ebe, sarebbe stata una fenomenale guaritrice ma totalmente incompresa. Ecco perché al momento dello scarceramento, nel 2014, l’uomo chiese alla moglie di recarsi da lei. Era certo che avrebbe risolto il loro problema.  

Da quando si usa una pomata per l’infertilità?
Non si era mai visto, prima d’ora, utilizzare una pomata nella cura dell’infertilità. Invece, a detta di Mamma Ebe, la crema – applicata sul ventre – avrebbe disinfiammato le tube. Peccato, però, che fin dalla prima applicazione la donna ha accusato forti irritazioni e lesioni cutanee. A detta di Gigliola, però, non c’era nulla di cui preoccuparsi. In breve tempo – dopo soli 5 trattamenti – le sue tube si sarebbero aperte e quindi avrebbe potuto concepire. Purtroppo le cose non andarono come previsto: la santona disse che erano necessari ulteriori trattamenti, ovviamente nessuno dei quali risolutivo.

  • Una curiosità
    Il regista Carlo Lizzani fu particolarmente ispirato dalla vita di Mamma Ebe, a tal punto che ne fece addirittura un film, presentato nel 1985 alla Mostra del Cinema di Venezia.

Che pomata era?
La donna non ha mai saputo cosa ci fosse realmente dentro la pomata di colore arancione che nonna Ebe spalmava sul ventre della donna. Secondo le indagini della polizia di Stato si tratta di un prodotto altamente pericoloso che potrebbe portare a disturbi neurologici e convulsioni, soprattutto sui bambini. Quindi, anche se avesse fatto effetto, il nuovo nascituro non avrebbe di certo goduto di ottima salute. Le sue indicazioni, tuttavia, erano completamente diverse e il farmaco era destinato alle persone che soffrivano di forti dolori muscolari.

Una pratica snervante
La donna stufa delle pratiche snervanti della santona, in alcuni casi anche enormemente umilianti, comunica al marito la sua scelta di terminare le cure. Il marito, in seguito alla sua decisione era arrivato anche a minacciarla e maltrattarla finendo così per dare fino al matrimonio nel 2016. Mamma Ebe, dunque, nonostante fosse agli arresti domiciliari dal 2014 ha continuato tranquillamente la sua pratica da Santona come decine di adepti al suo seguito. Il 16 marzo del 2016, la Corte di Cassazione conferma la sentenza definitiva alla pena di 6 anni di reclusione. Tornerà a far danni fino al suo ultimo giorno di vita?