19 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Province

Cancellate ma ancora attive. Che fine faranno le province?

Tante le questioni da chiarire sulla riorganizzazione prevista dal governo che interessa molte delle province italiane compresa Vercelli. Carlo Riva Vercellotti: «Un pasticcio»

VERCELLI - Sono tantissime le funzioni che le Province, che da Roma era stato deciso di abolire, continuano a svolgere. Per l'esattezza, circa 500. Si parte con i servizi di supporto per l’incremento ippico alla vigilanza sulle cave, per arrivare all'autorizzazione alle gare di pesca fino alla tutela del patrimonio linguistico. Questi enti, aboliti ma sempre vivi, forniscono anche supporto ai Comuni in materia di energia, o per la gestione dello sportello forestale. Ed ancora compiti delicati come edilizia scolastica, trasporti, agricoltura e politiche sociali.

Di fatto le province ci sono ancora
Dopo le riforme del governo di circa du anni fa si è sempre parlato di cancellazione ma, di fatto, non è esattamente così. L'ultimo episodio è quello di martedì in Parlamento con la riforma costituzionale che abolisce il Senato. Ma i più di 200 dipendenti di palazzo San Cristoforo, a Vercelli, continuano a timbrare il cartellino tutte le mattine, ad andare in ufficio e a fare ciò che facevano prima. Solo avendo qualche certezza in meno sul futuro che li aspetta.

Un'unica grande provincia?
In Regione il Consiglio ha avviato la discussione sul riordino delle funzioni sulla base della legge Delrio. Quest'ultima lasciava alle Province poche competenze e meno politica. L’idea in Regione Piemonte è accorpare le funzioni per macro-aree. Fondendo Vercelli in un Quadrante triangolare con Novara a fare da capo gruppo, Biella satellite e Verbania nel non ben chiao ruolo di Provincia montana, dotata dunque di più autonomia. Non è ancora ben chiaro se la Regione terrà ancora la competenza di agricoltura e formazione professionale, si dice che forse torneranno ai territori. A palazzo Lascaris il centrodestra critica il riordino perché non riduce né funzioni né costi né burocrazia, il centrosinistra lo difende e promette emendamenti.

Che fine faranno i dipendenti?
Per quanto riguarda i dipendenti. Secondo la riforma, entro aprile 2015 le Regioni dovranno decidere sulle funzioni. E un decreto regolerà i trasferimenti del personale. Ma, ad oggi, ancora non è successo nulla. Ed arriva il monito del governo: se le Regioni che non provvederanno entro il 31 ottobre verseranno, a novembre, le somme corrispondenti alle spese sostenute dalle Province per le funzioni fondamentali.

Caos e incertezza
«Un pasticcio» dice del riordino il presidente Carlo Riva Vercellotti. Tanti i nodi da sciogliere e molte le incertezze. In più così facendo aumenterebbe gli enti invece di diminuire e si rischia di creare un caos senza precedenti. Palazzo San Cristoforo ha circa 200 dipendenti, e secondo le prime indicazioni la metà di loro dovrebbe finire nell’elenco degli esuberi. Resta da capire, se resteranno e a fare cosa, o almeno dove andranno. E quando.