28 marzo 2024
Aggiornato 22:00
Cantiere centrodestra

Berlusconi non rottama Forza Italia

«Sono menzogne. Solo un folle può pensare di rottamare Forza Italia e chi combatte al suo fianco». Lo ha detto Silvio Berlusconi alla Camera nel corso dell'assemblea degli amministratori locali azzurri: «Se mi arrestano fate la rivoluzione»

ROMA (askanews) - Silvio Berlusconi non rottama Forza Italia, rilancia anzi il partito azzurro che dovrà essere protagonista di «un folle progetto che sto mettendo a punto» - da qui al 2017 quando si tornerà a votare - e rappresentare «il lievito della democrazia». Se poi in questa nuova rincorsa per la conquista della maggioranza del Paese, di quel 50% di indecisi che comunque non votano a sinistra dovessero arrivare ancora una volta i magistrati ed arrestarlo, Forza Italia dovrebbe avere «il coraggio di fare una rivoluzione».

Forza Italia «casa della speranza» - E' un Silvio Berlusconi in grande spolvero quello che oggi ha partecipato all'auletta dei gruppi a Montecitorio alla prima conferenza degli amministratori locali di Forza Italia. Innanzitutto smentendo la ricostruzione di Repubblica che gli attribuisce la volontà di rottamare il partito. «Leggo menzogne, solo un folle potrebbe pensare di rottamare Fi e chi combatte al suo fianco», ha detto tratteggiando il suo, questo sì, «progetto folle, al quale sto lavorando in questi giorni». L'obiettivo, ha chiarito, è quello di convincere a tornare a votare una parte di quel 50% di cittadini che non si reca più alle urne. «Prima recuperare gli elettori di Forza Italia - ha spiegato Berlusconi - e poi riportare al voto gli elettori non di sinistra. Bisogna spiegare a questo 50% che ha perso la fiducia, a questa maggioranza inattiva che potrebbe tornare a giocare un ruolo per un paese democratico. Con Forza Italia lievito della crociata di democrazia, di libertà».
Forza Italia «rimane - ha assicurato Berlusconi - e tutti debbono darsi da fare per questo mio progetto. A questi cittadini sfiduciati bisogna presentare uan 'grande casa della speranza', aperta a tutti, dai partiti alle associazioni ai club».

L'orizzonte che Berlusconi si è posto è quello del 2017, quando ritiene si tornerà a votare, con una «legge elettorale che sarà cambiata e dove ci saranno le preferenze libere per tutti». «Abbiamo un anno, forse due. Molto probabilmente due anni», ha detto spiegando che il suo progetto è in lavorazione e passa dall'abbattimento delle tasse (con la chiusura di Equitalia) agli aiuti a chi ha bisogno, da più sicurezza a più giustizia (rilanciando la separazione tra pm e giudici). Ancora, basta ai processi politici, introduzione assegno emergenza per le casalinghe, adozione della ricetta liberale su famiglie e imprese. Tutto questo, ha annunciato l'ex premier, realizzato da «20 saggi che formeranno un governo di saggi e di persone competenti ed oneste».

Salvini conosce i suoi limiti - Il nuovo progetto politico sarà aperto, ha assicurato l'ex cavaliere, a Matteo Salvini e alla sua Lega Nord: «State sereni, non abbiate paura - ha detto - io con Salvini ho un rapporto assolutamente tranquillizzante. Salvini sa bene i suoi limiti e conosce le sue capacità, quindi, ben venga il voto alla Lega».

Berlusconi è tornato poi ad attaccare i magistrati. Dopo aver ricordato i «3 colpi di Stato» subiti ha parlato dei suoi processi: «La condanna Mediaset è una sentenza infame, un obbrobrio, verrà ribaltata dalla Corte di Strasburgo», ha assicurato aggiungendo che i «miei governi non sono riusciti a realizzare la 'rivoluzione liberale', perchè tra i tanti soggetti avuti contro, tra cui tre capi dello Stato e un'opposizione del 'tanto peggio tanto meglio', abbiamo avuto contro anche la magistratura». Il leader azzurro ha ricordato, ancora una volta, di essere stato «accusato per 65 volte da pm di sinistra di aver commesso reati e per fortuna sono stato sempre assolto. Poi la musica è cambiata e i collegi giudicanti sono composti solo da giudici di sinistra e succede quel che vedete, come quanto è successo a Napoli...». A questo proposito, in riferimento alla compravendita dei senatori per la quale è stato condannato a 3 anni, ha sfidato la magistratura: «Regalo 200 milioni di euro a chi riesce a dimostrare che ho dato 2 milioni a De Gregorio».

Infine, la conclusione. «Sarebbe facile per me andarmene da qualche altra parte - ha rilevato - e vi confesso che ci ho pensato qualche volta, ma ho un forte senso di responsabilità che mi frega e sono qui ad affrontare le ire della sinistra e di qualche pm che - non avendo più nulla per difendermi sul fronte parlamentare - potrebbe farmi non essere più libero. Cristo, se così dovesse essere io spero che voi abbiate il coraggio di fare una rivoluzione!».