12 ottobre 2025
Aggiornato 13:00
Sanità

Istat: nel 2012 spesa sanitaria giù dell'1%

Due anni fa l'Erario ha speso 111 miliardi di euro per il sistema nazionale sanitario, l'1% in meno dell'anno precedente. Dal 2008 al 2011, le prestazioni a carico del pubblico si sono ridotte, compensate da quelle private a carico dei cittadini

ROMA - Nel 2012, la spesa sanitaria pubblica è pari a circa 111 miliardi di euro, inferiore di circa l'1% rispetto al 2011 e dell'1,5% in confronto al 2010. Durante la crisi, dal 2008 al 2011, le prestazioni a carico del settore pubblico si sono ridotte, compensate da quelle del settore privato a carico dei cittadini. Infatti, il valore della produzione pubblica (valutata a prezzi 2005) è rimasto invariato, mentre quello del settore privato è cresciuto dell'1,7%. E' quanto emerge dal rapporto annuale dell'Istat.

DIMINUISCE DEFICIT ASL -  Nel settore della sanità pubblica diminuisce il deficit della Aziende sanitarie, migliora l'appropriatezza organizzativa e clinica, ma persistono le disuguaglianze di salute e di accessibilità alle cure. Lo svantaggio del Mezzogiorno è strutturale, le condizioni di salute sono peggiori rispetto al resto del Paese. La speranza di vita è di 79 anni per gli uomini e 83,7 anni per le donne.(nel Nord rispettivamente 79,9 e 84,8 anni). La prevalenza di cronicità grave, al netto della struttura per età, si attesta al 16,1%, contro il 14,2% registrato nel Nord del Paese. Anche i divari socio-economici sono strutturali. Nel 2012 le persone di 65 anni e oltre con risorse economiche scarse o insufficienti dichiarano di stare male o molto male nel 30,2% dei casi contro il 14,8% di chi ha risorse economiche ottime o adeguate. Il rischio di cronicità grave è più elevato tra le classi sociali più modeste: chi ha una condizione economica familiare scarsa o insufficiente ha un rischio di 1,6 volte superiore alla famiglia con risorse economiche ottime o adeguate.

11,1% RINUNCIA A CURE - Nel 2012 l'11,1% dei cittadini dichiara di aver rinunciato alle cure (accertamenti o visite specialistiche non odontoiatriche, interventi chirurgici o acquisto di farmaci). Tale quota sale al 13,2% fra le donne mentre a livello territoriale è più elevata nel Mezzogiorno (15% circa). L'accessibilità alle cure sanitarie è più difficile per chi ha risorse economiche scarse o inadeguate. Nel 50,4% dei casi, chi rinuncia ad una prestazione sanitaria lo fa per motivi economici, nel 32,4% a causa delle liste di attesa o eccessiva distanza dalle strutture.