25 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Vaticano

Le «barbie» calve sulla prima pagina dell'«Osservatore romano»

In una breve «storia dei tentativi di emanciparsi da uno stereotipo», la storica Giulia Galeotti ripercorre le varie evoluzioni 'politicamente corrette' della più famosa bambola di tutti i tempi

CITTÀ DEL VATICANO - Le 'barbie' arrivano sulla prima pagina dell'Osservatore Romano. In una breve «storia dei tentativi di emanciparsi da uno stereotipo», la storica Giulia Galeotti ripercorre le varie evoluzioni 'politicamente corrette' della più famosa bambola di tutti i tempi.

LA BARBIE CALVA - «L'ultima frontiera - si legge sul giornale vaticano - del politicamente corretto è notizia di questi giorni: la Barbie calva dovrebbe infatti presto diventare una realtà. Dopo una campagna su Facebook e dopo l'iniziale rifiuto della Mattel ('non accettiamo condizionamenti esterni'), è stato invece dato il via libera alla produzione. Barbie bald, però, non sarà in commercio, ma verrà donata agli ospedali pediatrici che ospitano bimbi colpiti da tumori. Professioni, colore della pelle, disabilità e malattia: il cammino di Barbie parrebbe la dimostrazione della (parziale) infondatezza di tante critiche perché, in fin dei conti, bella anche con anima e senso civico. Viene però un dubbio», prosegue Galeotti: «Quanti di noi hanno mai realmente incontrato queste Barbie sugli scaffali dei negozi? Perché di questa galleria di politicamente ed educativamente corretto non v'è traccia alcuna sul mercato reale? Perché - giusto per commentare la più stretta attualità - non vendere la Barbie calva che potrebbe rappresentare una importante via per rassicurare le bimbe davanti alle madri sotto chemio? Secondo la Mattel, il novanta per cento delle bambine americane di età compresa tra i tre e i dieci anni possiede almeno una Barbie, facendone così la bambola più venduta negli Stati Uniti. Sono dunque innanzitutto i dati a dimostrare quanto Barbie potrebbe davvero rappresentare un potente strumento per incoraggiare cambiamenti sociali. Lo diceva anche Alessandro Manzoni: è giocando che si comincia a focalizzare chi e cosa si aspira a diventare. Perché Barbie non decide di crescere davvero, una buona volta?».